La crescita economica nei Paesi membri della Comunità economica e monetaria dell’Africa Centrale (Cemac, di cui fanno parte Camerun, Congo, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana e Ciad) dovrebbe superare il 3,5% nel medio termine. Lo riferisce il Fondo monetario internazionale (Fmi) che in una nota ha diffuso le stime e le previsioni per la regione centrale del continente, rilevando che lo shock economico legato alla guerra in Ucraina ha ampiamente giovato alla zona Cemac, rafforzandone la posizione esterna e la sua graduale ripresa post-pandemia. “Le prospettive per il 2023 sono ampiamente positive, grazie all’elevato prezzo del petrolio, alla revoca delle misure di contenimento del Covid-19 e all’attenta gestione delle entrate petrolifere nell’ambito dei programmi sostenuti dal Fondo”, ha precisato l’Fmi.
L’ente ha inoltre indicato che il debito pubblico dovrebbe ridursi a quasi il 40% del Pil entro il 2026, da circa il 53% del Pil nel 2022, mentre le riserve esterne lorde dovrebbero scendere dai 3,5 mesi di importazioni di fine 2022 a 4,5 mesi nel 2026, cioè un “livello leggermente inferiore a quello definito dall’Fmi per un’unione monetaria ricca di risorse naturali “.–L’inflazione dovrebbe rallentare al 3,3% nel 2023, prima di scendere sotto il 3% dal 2024, se la politica monetaria rimane restrittiva. La Banca degli Stati dell’Africa centrale (Beac) ha alzato il suo tasso di riferimento tre volte in meno di un anno per rispondere alle pressioni inflazionistiche e sostenere il livello delle riserve di valuta estera.
“Gli amministratori del Fondo accolgono con favore l’inasprimento della politica monetaria fino ad oggi e incoraggiano la Beac a inasprirla ulteriormente se osserva segnali di aumento dell’inflazione, deviazioni dal percorso delle riserve valutarie obiettivo o scostamenti fiscali”, ha raccomandato l’Fmi.Nel medio termine, il Fondo prevede una graduale accelerazione della crescita economica nei Paesi membri della Cemac fino a superare il 3,5%, dovuta in particolare a un rimbalzo più marcato nel settore non petrolifero derivante dagli effetti benefici delle riforme volte a migliorare la governance, la trasparenza e il clima imprenditoriale iniziato negli ultimi anni.