Il fisco in Italia si è basato soprattutto sull’ISEE ovvero sull’Indicatore situazione economica equivalente, che però mostra i suoi limiti nel contesto demografico attuale.
La riforma complessiva del welfare, avviata con il precedente governo Draghi, ha bisogno di un sistema fiscale equilibrato, per essere davvero funzionale ai bisogni economici e sociali delle famiglie italiane.
Qui entra in gioco il quoziente familiare, di cui ha parlato di recente il viceministro dell’economia, Maurizio Leo, sottolineando come il modello ISEE dovrebbe essere sostituito dal “quoziente familiare che tiene conto del reddito del nucleo come sommatoria di tutti i redditi applicando poi al denominatore dei coefficienti in base alla numerosità della famiglia.”
Ma quali sono le differenze tra ISEE e quoziente familiare?
L’ISEE fotografa il reddito di una persona o di un nucleo familiare, calcolando sia i redditi da lavoro, o altri introiti, sia il 20% del valore del patrimonio immobiliare e mobiliare: da qui si utilizza una scala di equivalenza in funzione sia della composizione della famiglia che di condizioni di disagio presenti.
Il quoziente familiare invece non prende in considerazione il reddito ma lo va a tassare per quote: il reddito viene diviso per un quoziente determinato in base al numero delle persone del nucleo familiare e alle caratteristiche dei vari componenti. In pratica, a parità di reddito, si favorirebbero le famiglie più numerose.
Uno dei paesi che da anni utilizza con successo il quoziente familiare per modulare l’imposizione fiscale è la Francia, che non a caso è il paese dell’Unione Europea con il tasso di fertilità più elevato (1,83 nati vivi per donna), contro gli appena 1,27 nati vivi per donna dell’Italia.
Una ricerca Eurispes ha dimostrato che introdurre in Italia il quoziente familiare secondo il modello francese comporterebbe un risparmio medio annuo di imposta di circa 800 euro per famiglia, valori che aumentano al crescere del reddito e del numero dei componenti delle famiglie.
Un tentativo di applicare il quoziente familiare è la sua introduzione nelle logiche del Superbonus: in base al Decreto Aiuti quater, nel nuovo meccanismo per la determinazione della soglia di reddito familiare, il quoziente va calcolato dividendo la somma dei redditi conseguiti nel 2022 all’interno del nucleo familiare per un numero che cresce in presenza di coniugi e di figli o familiari a carico.
Se il reddito complessivo, così calcolato, non supera il limite di 15mila euro, sarà possibile anche nel 2023 fruire del Superbonus (con aliquota al 90%) per lavori sulle case unifamiliari.
In linea di principio questa misura rappresenta un passo in avanti ma da sola porta ad un fisco ancora più intricato e inefficiente di quello attuale.
Una profonda revisione delle scale di reddito da aggiornare in base al quoziente familiare e del sistema di deduzioni e detrazioni è un passo necessario per poter usare in modo strategico la leva fiscale a sostegno delle famiglie italiane.
Adnkronos