Il culto di San Gennaro patrimonio dell’umanità. Sul tavolo dell’Unesco arriverà la candidatura di questo nuovo patrimonio immateriale mondiale targato Italia, perché a Napoli, presente il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, è stata ufficilizzata la presentazione del dossier cui ha dato sostegno anche finanziario la Regione Campania, che si è dotata anche di una legge specifica per il sostegno dei dei beni immateriali. L’iter complesso per la candidatura è stato precedeto da un intenso lavoro per documentare il dossier che andrà all’Unesco, spiega padre Adolfo Russo, vicario per la Cultura per l’arcidiocesi di Napoli.”San Gennaro non è più santo di altri – aggiunge – ma ha fuso la sua storia con quella del popolo napoletano e questa è una peculiarità importante. Anche gli emigranti portano san Gennaro con sé e a Little Italy la sua festa, quella del 19 settembre, la data del miracolo più atteso, dura 11 giorni. Nel giorno del miracolo in streaming lo seguono 450mila persone da tutto il mondo, italiani all’estero in generale, non solo di origine partenopea”. Oltre al dossier, pubblicato anche un volume, ‘San Gennaro devozione e culto popolare a Napoli e nel mondo’ per i tipi di Elio De Rosa”. “Mi chiamo Gennaro ed è ben radicata in me la figura del santo e il suo culto – premette il ministro della Cultura – qualche giorno fa abbiamo ricordato un saggio di Benedetto Croce, ‘Perché non possiamo non dirci cristiani’. Si può essere laici e non credenti, però apprezzare la cristianita e suoi valori. Il cristianesimo ha travasato all’interno delle società occidentali i suoi valori anche inoculandoli a chi non crede”. San Gennaro dunque, è il ragionamento di Sangiuliano, “è veicolo di questo. E’ una entità che va al di là del suo valore religioso. Per reagire alla decadenza della società occidentale bisogna recuperare il senso di sacralità. La sacralità non è solo fastosità, ma riconoscere l’intimo di un valore. Sono orgoglioso di chiamarmi Gennaro, Felice di questa iniziativa a cui darò tutta la mia collaborazione. Lo devo al mio santo e al mio nome”.