Reclutare 10mila volontari over 35 tra i residenti in città disponibili a donare propri campioni biologici (sangue, sudore, urine) per aiutare la ricerca sui determinanti dell’invecchiamento e sui fattori di salute e malattia nell’avanzare dell’età. E’ il progetto “Novara cohort study”, presentato questa sera dal rettore dell’Università del Piemonte Orientale Giancarlo Avanzi insieme al direttore del dipartimento di medicina traslazionale Gianluca Aimaretti. Il progetto è la prima e più rilevante applicazione della Upo Biobank, una infrastruttura di catalogazione e conservazione di campioni biologici tra le più importanti d’Italia, collocata nel centro di ricerca ‘Ipazia’ dell’ateneo piemontese. “Abbiamo cominciato – ha ricordato il rettore – raccogliendo i campioni dei pazienti Covid. Non sapevamo cosa fosse questa malattia, e abbiamo cominciato a documentarci e studiare: quel lavoro embrionale ha dato vita alla nostra biobanca ed ha prodotto quasi 700 lavori scientifici sui vari aspetti della pandemia”. La biobanca è stata poi concretamente realizzata grazie al sostegno della Regione Piemonte. L’assessore all’innovazione Matteo Marnati l’ha definita “un’infrastruttura importantissima che servirà per il futuro”, ed ora si propone con un progetto ambizioso come quello dedicato al tema dell’invecchiamento. Un progetto con caratteristiche uniche: l’università con la collaborazione delle istituzioni cittadine lancia un appello a tutti i cittadini che vorranno rendersi disponibili. Come ha spiegato il professor Fabrizio Faggiano, l’obiettivo è ingaggiare inizialmente almeno 2mila persone all’anno per arrivare a 10mila a partire dal prossimo novembre arrivando a regime nella primavera 2023. Ai volontari si chiede di cedere campioni di sangue, saliva e urine. A tutti verranno effettuate misurazioni di pressione arteriosa e frequenza cardiaca e ad alcuni test e questionari. “I risultati delle analisi che valutano lo stato generale di salute saranno subito restituite ai volontari. Tutti i soggetti rimarranno in contatto con il centro di ricerca e a distanza di 3-5 anni verranno ricontattati per un follow-up che verifichi l’evoluzione delle condizioni di vita e di salute. Questo progetto – ha commentato il sindaco di Novara Alessandro Canelli – è un esempio interessantissimo di integrazione tra sanitario e sociale con spunti di grande importanza per chi dovrà fare scelte amministrative pubbliche”.