(di Tiziano Rapanà) Don Giulio Mignani, parroco di Bonassola, è stato sospeso a divinis perché è a favore dell’aborto, eutanasia e delle famiglie arcobaleno. Così ha deciso la diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato. L’anno scorso, Il prete era stato richiamato affinché tornasse sui binari imposti dal magistero della chiesa cattolica, ma egli ha preferito perseverare. Sul web fioccano proteste in favore del parroco, molti vogliono un rientro, una ripresa piena della sua attività. Provo una grande simpatia per don Giulio e per tutti gli irregolari – cattolici e non – arcinemici del manicheismo, che fortifica il sinistro monumento all’intransigenza. Epperò le regole si onorano. La chiesa ha parole nette su aborto, eutanasia e famiglie arcobaleno: o le rispetti o sei fuori. Io sostengo fermamente la libertà di pensiero, ma devi ossequiare l’azienda per cui lavori. Se infrangi le regole di un club, è lecito che tu venga mandato via. Don Giulio questo lo sa. In un’intervista al Corriere della sera lo ha detto chiaramente: la sospensione non è ingiusta perché le sue posizioni “non sono conformi all’insegnamento della Chiesa”. Don Giulio, a mio parere, ha sbagliato tutto fin dal principio. Avrebbe dovuto lasciare l’abito talare, anziché proseguire il suo cammino nel sentiero del contrasto. Il dissenso andava portato fuori dalla chiesa e non dentro. Non puoi criticare l’istituzione che rappresenti. Comunque auguro al parroco tanta fortuna, affinché la luce dei giorni migliori si palesi presto. Alla diocesi spezzina, invece, consiglio di arruolare Mario Adinolfi come prete ad honorem. Al contrario di don Mignani, Adinolfi rispetta ossequiosamente la dottrina. È un dogmatico per vocazione, capo ultras di papa Francesco, che bacchetta i cattolici che mal digeriscono la rigidità del pensiero cattolico. Io e Mario ci siamo confrontati varie volte su Clubhouse. Le posizioni sono distanti, ma non è mai mancata la cordialità e la civiltà nella discussione. Arruolatelo, non ve ne pentirete.