Il costo dell’elettricità in Italia cresce senza sosta, tocca il picco di 870 euro a megawattora. Il motivo dell’impennata si riscontra nel fatto che il prezzo dell’elettricità è legato a quello del gas naturale – al boom del metano è coinciso quello elettrico. Il 46% dell’elettricità in Italia è prodotto da centrali a metano, l’opposto di nazioni come la Svezia e la Norvegia – il prezzo è determinato dall’idroelettrico.
I dati della BP Statistical Review of World energy riscontrano squilibrio a favore del gas:
– il gas contribuisce al 46% nella produzione di elettricità in Italia – mentre le media globale è 23%;
– il carbone solo 5%;
– le rinnovabili a circa il 16%
In Germania il prezzo dell’energia elettrica sfonda per la prima volta i 1000 euro al megawattora. In Francia un megawattora viene scambiato a 730 euro, 14 volte in più il valore di un anno fa.
La causa principale è il rialzo del prezzo del gas naturale, in Europa ormai stabile a poco meno di 200€ a megawattora secondo le contrattazioni del Ttf alla borsa di Amsterdam. Secondo il meccanismo del prezzo marginale, il gas – trattandosi della fonte energetica più costosa – va a determinare il costo di tutta l’energia elettrica. In questo modo vengono garantiti l’approvvigionamento e l’efficienza del mercato. E più gas si utilizza per generare elettricità, più questa risulterà costosa per gli utenti finali. Non è un caso dunque che l’Italia, secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia, sia il paese europeo che brucia più gas per generare elettricità. Quasi la metà, il 49%, viene infatti prodotta dalle centrali a metano.