Eurostat aggiorna le tabelle e mostra un peggioramento del quadro per l’Italia, nel 2021. Il solo rischio di povertà (reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile) coinvolge 11,8 milioni di persone. Per i bimbi è il dato peggiore dal 1995
Prima la pandemia, con i lockdown, le chiusure forzate, la cassa integrazione e la corsa dello Stato a ristorare chi era rimasto a secco di entrate. Poi il forte rimbalzo e dunque la crisi energetica e geopolitica, scatenata dall’invasione russa in Ucraina che taglia oggi il traguardo di sei mesi. Con i prezzi che, al traino di gas&Co., sono schizzati. Sono tutti elementi che hanno messo a dura prova la tenuta delle finanze familiari e i segnali di difficoltà emergono nei dati dell’Eurostat.
Il tasso di rischio di povertà, ovvero la percentuale delle persone che hanno un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile, in Italia è salito passando dal 20% del 2020 al 20,1% del 2021, per 11,84 milioni di persone coinvolte. Secondo le tabelle di Eurostat, che contengono ancora dati parziali e provvisori, la percentuale sale al 25,2% (14,83 milioni) se si considerano anche le persone a rischio di esclusione sociale, ovvero quelle che sono a rischio di povertà o non possono permettersi una serie di beni materiali o attività sociali o vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa.
Elaborando i dati dell’ufficio di statistica comunitario, come emerge da un’analisi dell’Ansa, si può spacchettare il rischio per fasce di età. Ne viene che oltre un quarto dei bambini italiani con meno di sei anni vive in famiglie a rischio di povertà, ovvero con redditi inferiori al 60% di quello medio disponibile. Per la precisione il tasso nel 2021 è al 26,7%, in aumento dal 23,8% del 2020 ed il peggiore dal 1995. Si tratta di 667mila bambini, in lieve aumento dai 660mila del 2020. Il dato risente anche del fatto che si è ridotta la popolazione in questa fascia di età. Se si allarga la platea anche alle famiglie a rischio di esclusione sociale, la percentuale per gli under 6 in situazione di difficoltà sale al 31,6% dal 27% del 2020.
I dati mostrano per altro quanto sia importante il salvataggio offerto dai trasferimenti alle fasce più in difficolt. Senza considerarli, il tasso di povertà in Italia è al 28,5%, in aumento dal 25,3% del 2020. Ma la quota di poveri si riduce grazie ai trasferimenti di 8,4 punti, mentre in Germania si riduce di oltre 10 punti (al 15,8%) e in Spagna di 9,5 (al 21,7%). La percentuale dei minorenni in Italia a rischio di povertà nel 2021 sale al 26% (dal 25,1% del 2020), mentre quella degli anziani scende al 15,6% (dal 16,8%) grazie alla tenuta delle pensioni ancora non minacciate dall’inflazione esplosa nel 2022.
Se si guarda anche all’esclusione sociale il tasso complessivo è salito al 25,2%, con una percentuale del 25,8% per le femmine (in calo dal 26,2% del 2020) mentre per gli uomini si registra un aumento dal 23,6% al 24,4%. Se per le persone con meno di 65 anni il rischio di povertà e di esclusione sociale sale dal 26,6% al 27,3%, per gli anziani over 65 si riduce dal 19,4% del 2020 al 18,1% del 2021. Il tasso di rischio di povertà ed esclusione sociale sale dal 28,9% al 29,7% per gli under 18 e dal 28,6% al 30,7% per le persone tra i 20 e i 29 anni.
Commentando i dati, Assoutenti guarda avanti e dice che “sono purtroppo destinati a peggiorare, come effetto del caro-energia, dell’aumento dei prezzi al dettaglio e della abnorme crescita dei listini alimentari”. “L’emergenza bollette – dice il presidente Furio Truzzi – unitamente all’impennata dell’inflazione che ha raggiunto i livelli record degli ultimi 38 anni, stanno creando nell’anno in corso una nuova ondata di povertà: lo dimostrano i dati Istat che registrano un tracollo delle vendite alimentari diminuite in volume del -4,4% su base annua. Questo significa che gli italiani, per far fronte al rincaro dei prezzi e al caro-bollette, sono costretti a mangiare di meno e tagliare i consumi alimentari, il sintomo più evidente dell’impoverimento che sta colpendo una consistente fetta di popolazione. Una situazione vergognosa per un paese civile contro la quale è necessario intervenire abbattendo subito l’Iva sugli alimentari, e fissando prezzi amministrati per luce e gas, allo scopo di contenere l’avanzata della povertà in Italia”.
“La Repubblica”