Una nuova classe di zanzariere progettata per rendere incapaci al volo anche le zanzare resistenti agli insetticidi potrebbe ridurre significativamente la diffusione della malaria nella popolazione giovanile. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, condotto dagli scienziati London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM), dal National Institute for Medical Research, dal Kilimanjaro Christian Medical University College in Tanzania e dall’Università di Ottawa, in Canada. I ricercatori hanno valutato l’efficacia della zanzariera “Mosquito grounding” in Tanzania. A differenza di altri insetticidi che prendono di mira il sistema nervoso degli animali, spiegano gli autori, questa nuova zanzariera provoca crampi alle ali e rende gli animali incapaci di volare. Il team, guidato da Jacklin F. Mosha, ha coinvolto più di 39 mila famiglie e seguito oltre 4.500 bambini di età compresa tra 6 mesi e 14 anni, provenienti da 72 villaggi di Misungwi, in Tanzania. Gli scienziati hanno diviso i piccoli partecipanti in due gruppi, ai quali sono state assegnate in modo casuale le zanzariere tradizionali o le alternative sviluppate dal gruppo di ricerca. La rete di protezione Mosquito grounding è stata trattata con due sostanze diverse, clorfenapir e piretroide. Stando a quanto emerge dallo studio, la nuova zanzariera ha ridotto la prevalenza della malaria del 43 e del 37 per cento nel primo e nel secondo anno di indagine, rispetto agli insetticidi tradizionali. Le zanzariere costituiscono uno dei metodi più diffusi per il controllo della malaria nell’Africa subsahariana, ma negli ultimi anni gli animali hanno sviluppato una maggiore resistenza agli insetticidi. Nel 2020 si contano più di 627 mila decessi per malaria, che si sono verificati principalmente nella popolazione giovanile. “La malaria costituisce un grave problema in Africa subsahariana e rappresenta una delle principali cause di morte in Tanzania – afferma Mosha, del National Institute for Medical Research – sono urgentemente necessari interventi e misure specifiche di contrasto della malattia. Il nostro lavoro è molto promettente”. I ricercatori hanno anche valutato un terzo tipo di zanzariera, in grado di sterilizzare le zanzare femmine, ma questa alternativa ha mostrato scarsi effetti rispetto a quella trattata con clorfenapir e piretroide. “Questi risultati sono molto incoraggianti nell’ottica del controllo della malaria – commenta Manisha Kulkarni, dell’Università di Ottawa – i costi più elevati della sostanza utilizzata per la rete sono stati compensati dai risparmi derivanti dal minor numero di casi di malaria che richiedono un trattamento. Prevediamo quindi che la distribuzione di questi prodotti si rivelerà alla fine meno costosa rispetto alla soluzione attuale”.