Starace, Enel: energia, perché l’Italia può farcela. Ma servono (subito) tre scelte

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La crisi innescata dal precipitare degli eventi in Ucraina suggella un anno di tensioni sui mercati del gas che ricorda simili passate crisi energetiche nelle quali a tensioni geopolitiche si sono accompagnate invariabilmente tensioni sui mercati delle commodities fossili ( Petrolio, carbone e gas) , evidenziando sempre in maniera anche brutale l’utilizzo strumentale dell’Energia come arma di pressione tra aree di influenza. È quasi paradossale ricordare che nel vicino 2014 l’Unione Europea aveva capito di dipendere troppo dal Gas e aveva deciso, senza poi implementare questa decisione in maniera convinta, di ridurre questa dipendenza, ritrovandosi ora in una situazione peggiore dopo solo otto anni. Una società che non abbia accesso a energia abbondante, sicura , a buon mercato e pulita , è in difficoltà nel suo progresso economico e sociale, e questa preoccupazione oggi tocca tutta l’Europa.

Il contesto europeo

Il tema insomma è Europeo, prima che dei singoli paesi membri dell’Unione. Dalla fine della seconda guerra mondiale i singoli stati di quella che oggi è l’Unione Europea hanno definito politiche energetiche in sostanziale indipendenza e sulla base di considerazioni derivanti dalle differenti risorse energetiche a loro disposizione oltre che da differenti visioni del proprio futuro economico da parte dei singoli governi. Nel tempo alcuni stati hanno cambiato le loro politiche adattandole a situazioni in evoluzione nel mondo o a cambiamenti di visione politica e pressioni dell’opinione pubblica ( Gran Bretagna, Italia, Germania tra questi) , altri le hanno mantenute più costanti ( Francia, Polonia ad esempio).

Bilanciamento

Il risultato netto di questi mutamenti nel tempo ha però determinato, a livello europeo, un parco di generazione di Energia Elettrica tra i più differenziati e ben bilanciati al mondo, ed una interconnessione energetica tra le piu articolate e densamente magliate che esiste al mondo. Una situazione quindi buona, anche se raggiunta in maniera abbastanza casuale. Le risorse energetiche naturali di fonte fossile localizzate in Europa e utilizzate nel periodo di questi quasi ottanta anni sono state però abbondantemente sfruttate , provocando una sempre maggiore dipendenza da zone extra Europee per il crescente fabbisogno di petrolio e gas. Negli ultimi dieci anni si è poi assistito, prima in Europa, e poi nel mondo all’incredibile ascesa della competitività delle tecnologie di generazione di elettricità da fonti rinnovabili, grazie all’impulso a cui proprio l’Europa ha maggiormente contribuito coni programmi di sviluppo dedicati che hanno portato queste tecnologie a soppiantare per motivi economici nei portafogli di generazione di energia del mondo le fonti fossili in maniera ormai chiaramente irreversibile.

Dipendenza dalle importazione

La dipendenza dell’Europa dalle importazioni di gas sono il principale problema energetico e di conseguenza anche geopolitico che oggi l’Europa affronta, un parallelo a quello che è successo nel 1973 con il primo shock petrolifero che mostrò per la prima volta la fragilità del sistema energetico europeo eccessivamente dipendente allora dal petrolio. I singoli paesi membri dell’Unione dipendono dal gas in maniera molto differente, ma l’interconnessione dei mercati del gas è ormai tale da far riverberare l’eccessiva dipendenza di alcuni paesi su tutta l’eurozona. Quale in questo contesto la posizione dell’Italia? Dopo la Germania l’Italia è il paese Europeo che importa più gas ed è quindi un punto debole nella generale esposizione Europea a questa commodity fossile. Un altro punto che accomuna L’Italia alla Germania è la eccessiva dipendenza da gas che arriva via tubo da paesi extra europei ( per l’Italia da Russia, Da Libia, da Algeria, Da Azerbaijan via Turchia) e la scarsa capacità di rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL) . Capacità che invece permette alla Spagna di essere sostanzialmente in grado di diversificare i propri approvvigionamenti con maggiore flessibilità e quindi maggiore sicurezza.

Le scelte

Questa situazione è figlia di scelte ( o non scelte) fatte nel passato, ora però si cerca di rimediare con la consapevolezza che scelte diverse possano cambiare in meglio la situazione in Italia ed in Europa Cosa può dunque fare L’Italia per essere meno “fragile” nel futuro e contribuire a rafforzare e non indebolire la politica energetica europea? Qui alcune possibili scelte per indirizzare meglio la traiettoria energetica nel breve e nel tempo più lungo:
1) L’Italia può ridurre la propria dipendenza dal gas, riducendo in maniera materiale il gas che si brucia per generare energia elettrica.
2) L’Italia può ridurre in maniera materiale il quantitativo di gas che si utilizza per usi civili con tecnologie oggi disponibili che rendano più efficiente e sicuro l’uso dell’energia.
3) L’Italia può diversificare l’approvvigionamento del gas destinato ad usi industriali e civili residui realizzando almeno altri due terminali di rigassificazione di GNL che permettano di gestire in maniera più efficace e preventiva le eventuali crisi che potrebbe originarsi nei paesi dai quali giunge il gas via tubo, questa scelta non ridurrebbe la dipendenza dal gas , ma renderebbe questa dipendenza meno vincolata e quindi negozialmente più sicura. Quali i tempi, quali gli investimenti (non i costi, costi sono quelli che si sopportano oggi per comprare il gas a caro prezzo), quali le ricadute di queste tre possibili scelte?

La conversione verso le energie rinnovabili

1) Per ridurre drasticamente la dipendenza da gas nel settore della generazione di energia elettrica, la scelta è quella di accelerare la conversione del parco di generazione verso le energie rinnovabili. La proposta avanzata dalla associazione confindustriale di Elettricità Futura mostra come realizzare circa 60 GW di capacità di generazione di energia rinnovabile nei prossimi tre anni sia una possibilità alla portata delle capacità realizzative del Paese che ha nelle energie rinnovabili una leadership a livello mondiale e la imprenditorialità diffusa che già in passato ha dimostrato sul campo di potere realizzare balzi simili proprio in questo campo. Si noti che questa cifra è una frazione della capacità oggetto di sviluppo da parte di tantissimi operatori che da anni hanno lavorato a portare progetti allo stato di finanziabilità e costituisce quindi un obiettivo conservativo e raggiungibile. Una gestione focalizzata allo sblocco delle autorizzazioni in tempi rapidi ( analogamente a quanto fatto 15 anni fa con i decreti “sblocca centrali”) può fare partire un ciclo di investimenti di circa 80 Miliardi di Euro , non legati al PNRR , ma in aggiunta ad esso, in pieno rispetto della appena varata Tassonomia europea e quindi con diritto di accedere a tassi agevolati in sede europea. Il consumo di gas nazionale si ridurrebbe a fronte di questa scelta di circa 18 Bcm si arriverebbe poi a ridurre di ulteriori 5 Bmc nei due anni seguenti, di fatto quasi azzerando la necessità di gas a fini di generazione energia entro il 2030.

Ridurre il consumo di gas per usi civili

2) Per ridurre il consumo di gas ad usi civili una soluzione esistente e del tutto competitiva è la sostituzione graduale delle caldaie a gas per riscaldamento con sistemi a pompe di calore . Qui i tempi di implementazione sarebbero più graduali ma in un periodi circa dieci anni si andrebbe a ridurre il consumo di gas per usi civili di circa 10 Bcm Una misura come questa rafforzerebbe la già forte presenza industriale italiana nel mercato delle pompe di calore, tecnologia che in Europa sta già trovando spazi di crescita molto importanti in altri paesi sensibili a questo tema.

La scommessa dei terminale di rigassificazione

3) La realizzazione di due terminali di rigassificazione comporterebbe un tempo di tre anni per il primo che ha già tutti i permessi e probabilmente cinque per un secondo, che dovrebbe passare una procedura autorizzativa semplificata. Questo potrebbe svincolare dalle forniture via tubo circa 16 Bcm dando grande flessibilità all’approvvigionamento di GNL da paesi diversi (USA, Qatar Australia, Canada) . Un investimento che andrebbe a richiede circa 1,5 Miliardi di Euro a fronte di questa libertà di approvvigionamento

L’infrastruttura di rete

4) Il rafforzamento e la pervasiva digitalizzazione di seconda generazione delle reti elettriche è una attività che in Italia è già partita sulla spinta anche dei programmi inseriti nel PNRR e quindi questa scelta è stata già fatta .Diversamente da altri paesi europei l’Italia può contare su una infrastruttura capace di reggere la evoluzione veloce del suo parco di generazione nella direzione qui indicata e questo costituisce un punto di forza da tenere ben presente.

Competitività e sostenibilità

In conclusione , L’Italia può muoversi presto e bene. Nel farlo attrarrebbe investimenti, migliorerebbe la propria bilancia dei pagamenti , tagliando drasticamente i costi di acquisto di gas dall’estero , riducendo e stabilizzando in maniera sostanziale i costi dell’energia per il Paese. Nel farlo creerebbe posti di lavoro e rafforzerebbe filiere industriali presenti stabilendo e consolidando un primato in settori importanti nel mondo. Nel farlo diventerebbe un punto di forza e non più di debolezza nel sistema energetico europeo , contribuendo a costruire un futuro più libero , oltre che naturalmente più competitivo e più sostenibile per il proprio sviluppo economico nel contesto di una Europa più sicura.