La composizione negoziata della crisi inizia a destare l’interesse dei professionisti (in particolare dei commercialisti), meno quello delle imprese. A poco più di tre mesi dalla partenza, infatti, della piattaforma del sistema camerale www.composizionenegoziata.camcom.it, entrata in funzione il 15 novembre 2021, il numero di esperti abilitati ad assistere gli imprenditori nel percorso di risanamento è cresciuto sensibilmente, passando dalle poche decine della fine dello scorso anno agli attuali 1.026 iscritti all’elenco. Sono dottori commercialisti 945 dei 1.026 esperti iscritti. A fronte della crescita del numero degli operatori abilitati per la composizione negoziata della crisi, invece, sono solo 94 le istanze di composizione negoziata ricevute dal sistema camerale. Ad illustrare i numeri sulla nuova crisi di impresa è Unioncamere. «I numeri delle istanze sono ancora piccoli, anche perché il servizio è appena partito», il commento del segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. «Ma crediamo che servirà a molti imprenditori in difficoltà, soprattutto piccoli, per salvare e rilanciare la loro attività. L’assistenza di un esperto e l’ausilio della piattaforma telematica realizzata dal sistema camerale consentono l’affiancamento e l’assistenza alle imprese che ne fanno richiesta e che così vengono aiutate ad uscire dalla crisi».
Oltre ai 945 commercialisti, a completare la platea degli esperti sono 67 gli avvocati e 14 i dirigenti di imprese. Quasi il 23% degli esperti proviene dalla Lombardia, seguita dal Veneto (12,7%) e dall’Emilia (11,6%).
Per quanto riguarda le istanze presentate, come detto, per ora lo strumento stenta a decollare, non avendo raggiunto neanche le 100 richieste. Quasi il 20% delle domande presentate dalle imprese in crisi proviene dalla Lombardia (19,1%, ovvero 18 domande), seguita da Lazio (13,8%) e Toscana (9,6%). La maggioranza delle imprese che ha formulato domanda ha richiesto anche l’adozione di misure protettive del patrimonio, per bloccare l’aggressione dei creditori (il 54,3%) o per sospendere gli obblighi previsti dal Codice civile quando il capitale si riduce oltre i limiti di legge (52,1%), mentre solo il 5,3% delle aziende che ha presentato domanda ha una dimensione «sotto soglia» (con ricavi complessivi, attivo patrimoniale e debiti rispettivamente inferiori a 200mila, 300mila e 500mila euro).
Michele Damiani, ItaliaOggi