In Sardegna sono 4.531 le imprese che hanno deciso eco-investimenti nel periodo 2016–2019 e nel 2020 si sono orientati su prodotti e tecnologie green. Lo evidenzia l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sin base a dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal. Nei prossimi mesi, le assunzioni per i ‘green jobs’ nell’isola sono 21.107, pari al 27% del totale delle assunzioni previste.
“È una trasformazione guidata sia dalle imprese che esportano, sia da quelle che stanno adattando la loro professione, le loro produzioni e i loro servizi”, sottolinea Fabio Mereu, vicepresidente di Confartigianato Imprese Sardegna e delegato regionale per l’Innovazione tecnologica. “Ciò significa, per il digitale, impresa 4.0 e quindi internet delle cose: significa interconnessione e anche possibilità di sviluppare l’analisi su tanti dati, i big data.
Le previsioni a medio termine, inoltre, mostrano che la domanda di competenze green riguarderà in maniera trasversale tanto le professioni ad elevata specializzazione e tecniche, quanto quelle che richiedono meno qualificazione”. Nell’artigianato, la spinta verso la transizione verde – pronostica l’organizzazione artigiana – farà emergere la necessità di specifiche professioni come, ad esempio, il progettista in edilizia sostenibile, lo specialista in domotica, tecnici e operai specializzati nell’efficientamento energetico nelle costruzioni; il certificatore di prodotti biologici nell’agroalimentare; il progettista meccanico per la mobilità elettrica.
“Il Covid non ha fermato gli investimenti green, perché sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dalla transizione ecologica”, osserva Daniele Serra, segretario di Confartigianato Imprese Sardegna. “Ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più un vincolo che una opportunità”.
“Per dare ulteriore impulso alla transizione ecologica “, elenca Serra, “occorre intervenire: sulla carenza di competenze attraverso percorsi di formazione adeguati; sulla diffusione di una cultura d’impresa più sostenibile; sull’accesso al credito bancario per facilitare il reperimento di risorse destinate investimenti ambientali; sulle norme e sulla fiscalità, semplificando le procedure amministrative oltre a incentivi e agevolazioni; sulla creazione di mercati per la sostenibilità; sull’affiancamento da parte delle istituzioni alle imprese, sia nelle problematiche di carattere tecnico e tecnologico, sia di assistenza all’accesso a risorse e servizi”.
Le previsioni a medio termine mostrano come la domanda di competenze green riguardi in maniera trasversale tanto le professioni a elevata specializzazione e tecniche, sia gli impiegati come gli addetti ai servizi commerciali e turistici, gli addetti ai servizi alle persone come gli operai e gli artigiani. Il fenomeno interesserà non solo nuovi green jobs ma anche occupazioni esistenti, suggerisce Confartigianato. Per esempio, anche per i cuochi saranno sempre più importanti le competenze legate all’ecosostenibilità richieste dai consumatori e vantaggiose per le imprese, come l’attenzione alla riduzione degli sprechi, all’uso efficiente delle risorse alimentari e all’impiego di produzioni di qualità e legate al territorio (a chilometro zero). Altrettanto ricercate saranno le competenze digitali, considerate una competenza di base per la maggior parte dei lavoratori. Queste saranno rilevanti non solo per tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni, specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche e fisiche, ma anche per professori, specialisti in scienze sociali, impiegati addetti alla segreteria e all’accoglienza, addetti alla contabilità.
“Per portare a pieno compimento la transizione digitale”, conclude Mereu, “non bastano le tecnologie ma serve il capitale umano che sappia utilizzarle, arricchendo ed innovando il proprio lavoro quotidiano. Occorre lavorare ancora di più, quindi, sulle competenze dei singoli cittadini e delle imprese”.