I prodotti chimici industriali, se in contatto con l’atmosfera di molte aree urbane, possono avere reazioni dannose per l’organismo. Questo aspetto è sempre stato scarsamente considerato nella valutazione dell’impatto inquinante, dato che sempre misurata sull’elemento chimico ‘assoluto’, in laboratorio. A indagare i potenziali danni del contatto atmosferico degli agenti chimici industriali è uno studio condotto dal Centro per l’inquinamento atmosferico della città di Toronto, in Canada. Lo studio, pubblicato su Nature, indica che questi prodotti chimici si trovano nelle atmosfere di 18 megalopoli e potrebbero presentare un rischio di esposizione ancora non riconosciuto per le popolazioni. I prodotti chimici commerciali utilizzati nei centri urbani rappresentano un rischio potenziale per circa 4,2 miliardi di persone e sono distribuite in 18 centri urbani globali, tra cui Londra e New York.
Le sostanze chimiche dannose sono valutate in base alla loro persistenza nell’ambiente, potenziale di bioaccumulo (l’accumulo di sostanze chimiche in un organismo) e proprietà tossiche, e il loro uso è disciplinato da quadri nazionali e internazionali. Tuttavia, le normative vengono spesso decise sulla base della nostra conoscenza delle sostanze chimiche progenitrici e poco si sa sui potenziali effetti dei prodotti delle loro interazioni nell’atmosfera. I ricercatori hanno utilizzato una combinazione di esperimenti di laboratorio e sul campo, monitoraggio e modellazione di sostanze chimiche sospette per sviluppare un quadro per la valutazione del rischio di sostanze chimiche disperse nell’aria, tenendo conto delle loro reazioni nell’atmosfera.
Hanno quindi applicato questa struttura ai ritardanti di fiamma organofosfati, ampiamente utilizzati nei prodotti di consumo industriali. Gli autori hanno scoperto che in media i prodotti di trasformazione possono essere più tossici e un ordine di grandezza più persistenti dei prodotti chimici originari. Suggeriscono anche che il rischio complessivo può essere maggiore dal prodotto di trasformazione rispetto a quello della sostanza chimica madre.
Questa ricerca evidenzia la necessità di considerare le trasformazioni atmosferiche quando si valuta il rischio potenziale rappresentato dai prodotti chimici commerciali, concludono gli autori.