Il numero dei contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore in Italia per i dipendenti del settore privato continua ad aumentare. Al 22 novembre scorso, secondo i dati depositati al Cnel, sono 933 i Ccnl vigenti per questa categoria di lavoratori, in aumento di 77 (+9%) rispetto al novembre dello scorso anno. Gli incrementi percentuali maggiori si rilevano nei settori contrattuali ‘chimici’ (+38%), ‘lavoro domestico’ (+22%), ‘istruzione, sanità, assistenza, cultura, enti’ (+17,5%). L’unico settore contrattuale in cui il numero di Ccnl diminuisce è ‘edilizia, legno, arredamento’ (-6,6%). Tuttavia, nonostante il numero di Ccnl sia aumentato nell’ultimo anno (e stia aumentando ormai da diversi anni), la maggior parte dei lavoratori sono concentrati su pochi Ccnl: i primi 5 ccnl maggiormente applicati coprono il 25% dei lavoratori; i primi 16 ccnl maggiormente applicati coprono il 50% dei lavoratori; i primi 54 ccnl maggiormente coprono il 75% dei lavoratori, mentre i restanti 879 CCNL meno applicati coprono il restante 25% dei lavoratori. In 7 settori contrattuali sui 12 per i quali è stato raccolto il dato sul numero dei lavoratori, emerge che il ccnl maggiormente applicato copre da solo almeno la metà di tutti i lavoratori dipendenti del settore. Si tratta dei seguenti settori: “meccanici”, “tessili”, “alimentaristi”, “terziario, distribuzione, servizi”, “trasporti”, “credito e assicurazioni”, “ccnl plurisettoriali, microsettoriali, altri”. In tutti i settori contrattuali, i primi 5 ccnl maggiormente applicati coprono almeno l’80% dei lavoratori, e in 6 settori su 12 ne coprono più del 90%. Infine, 353 ccnl su 913 (pari al 38%) sono sottoscritti firmatari datoriali e sindacali non rappresentati al Cnel, ma tali ccnl coprono soltanto 33 mila lavoratori su oltre 12 milioni (ossia si tratta dello 0,3%). La crescite del numero dei ccnl negli ultimi anni è avvenuta “in modo esponenziale”, 933 “è un numero enorme, molto superiore a quello che potrebbe essere se si facesse riferimento a criteri di rappresentanza di buon senso”, ha commentato nel corso del suo intervento il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, secondo il quale, però, “per fortuna la maggior parte dei lavoratori è rappresentata da poche decine di contratti: significa che ci sono contratti pirata che però interessano poche aziende e lavoratori”.