(di Tiziano Rapanà) Vivo con dispiacere la malasorte di Caramanico Terme, la perla dell’alta Val Pescara. Tengo moltissimo a questo piccolo comune di circa duemila abitanti dell’alta Val Pescara. Purtroppo il borgo è afflitto da un problema serio: la struttura termale, centro nevralgico dell’attività economica del paese e dell’intero circondario, quest’anno non è ripartita. Le terme di Caramanico sono un’eccellenza italiana. “Sono tra le poche in Italia – riporto dal sito della struttura – a poter contare su due acque minerali tra le migliori d’Europa, una solfurea con proprietà antinfiammatorie e l’altra oligominerale diuretica. Proprio l’efficacia di queste benefiche acque sorgive, abbinata a strutture funzionali e personale altamente specializzato, permette di offrire una vasta gamma di terapie che svolgono un’importante attività di difesa della salute nelle fasi di prevenzione, cura e riabilitazione”. L’Amministratore Giudiziario della Società Delle Terme s.r.l. Guglielmo Lancasteri, circa un mese fa, ha depositato al Tribunale di Pescara l’istanza di fallimento della società che per anni ha gestito le Terme di Caramanico. Con questa procedura, forse – faticosamente – si potrà accendere la fiammella della speranza di una futura ripartenza. Questo è il mio auspicio e anche del sindaco Luigi De Acetis, che in una recente dichiarazione al quotidiano Il Centro, spera che l’amministratore giudiziario “presenti richiesta di una gestione provvisoria dell’attività termale per ridare ossigeno al nostro territorio”. Il comune, dal canto suo, si sta dando da fare per agevolare le cose: si è impegnato a realizzare tutta una serie di interventi atti a togliere degrado e disagi nel borgo considerato tra i più belli d’Italia. Faccio un appello alla classe imprenditoriale abruzzese: aiutate le terme, cogliete l’opportunità di rilanciare un’eccellenza della vostra regione. Si faccia qualcosa anche per la chiesa di Santa Maria Maggiore: da quattro anni è inagibile. La situazione è difficile, anche per i ristoratori, albergatori, commercianti. E per tutti gli ex lavori dell’indotto costretti a reinventarsi l’esistenza.