Dopo la stretta del governo sull’attività dei minatori di criptovalute all’inizio dell’estate, diverse società che lavorano sull’estrazione di bitcoin hanno deciso di lasciare la Cina. Il Wall Street Journal riporta l’esempio di Bit DIgital e altre società attive nel settore, le quali stanno incontrando difficoltà a lasciare il Paese che fino a poche settimane fa consumava circa due terzi dell’energia globale usata per creare criptovalute. Bit Digital ha circa 20 mila computer nella provincia dello Sichuan, e, in queste settimane, è costretta ad affrontare costi di imballaggio e spedizione molto elevati, mentre un singolo computer per estrarre bitcoin è arrivato a costare oltre 12 mila dollari.
Le aziende, scrive il quotidiano americano, sono attualmente alle prese con la decisione su quale sia il modo migliore per spostare i computer dalla Cina. Bit Digital ha detto di avere ancora 9.484 “macchine minerarie” nella provincia cinese. Per spostarle la società si è rivolta alle multinazionali della logistica e spera che tutto l’hardware possa arrivare nel Nord America entro settembre, ha detto Samir Tabar (nella foto), il responsabile della strategia di Bit Digital. L’azienda sta inviando le macchine in Nebraska, Georgia, Texas e Alberta, Canada.
L’intero processo può costare milioni di dollari. Anche in vista dell’aumento del petrolio sono aumentati i prezzi negli ultimi mesi. I computer che dalla Cina entrano negli Stati Uniti sono anche soggetti a dazi del 25%. Oltre a cercare di escogitare un modo per imballare e spedire le delicatissime macchine estrattive, le aziende devono trovare strutture ampie e con caratteristiche idonee in poterle spostare.
“È un costo finanziario piuttosto grosso per chiunque voglia spostare le attività di mining dalla Cina”, ha detto Fred Thiel, amministratore delegato della società di estrazione di criptovaluta Marathon Digital Holdings Inc. con sede a Las Vegas. “È un po’ come se GM dovesse chiudere un impianto e costruirne uno nuovo altrove”, ha spiegato.
L’attività estrattiva di bitcoin è diventata molto redditizia per queste società. I minatori guadagnano commissioni dall’elaborazione delle transazioni di bitcoin come attività principale. Ma generano ricavi anche dalla capacità di calcolo delle loro macchine che, risolvendo i calcoli che ‘criptano’ i bitcoin celati nella blockchain, riescono ad ‘estrarre’ nuova valuta digitale ottenendola in premio. È una delle attività più remunerative del mondo delle criptovalute al momento, soprattutto da quando il prezzo di bitcoin si è attestato sui 50 mila dollari l’uno.