Banca d’Italia ha pubblicato un rapporto sulle conseguenze che le differenze tra Nord e Sud provocano nell’economia italiana. L’analisi è stata fatta da Mauro Bucci, Elena Gennari, Giorgio Ivaldi, Giovanna Messina e Luca Moller, con il titolo: “La dotazione di infrastrutture incide sulla capacità di crescere di un’economia e sul livello di benessere della collettività”. “La dotazione di infrastrutture incide sulla capacità di crescere di un’economia e sul livello di benessere della collettività. La competitività delle imprese è strettamente legata alla disponibilità di una rete adeguata di trasporti e di telecomunicazioni, nonché alla qualità del servizio energetico e idrico – che rappresentano input essenziali dei processi di produzione”, dice il rapporto.
Nell’ultimo decennio, sottolinea lo studio, “in tutte le principali economie avanzate l’accumulazione di capitale pubblico ha subito una battuta d’arresto. In Italia la riduzione della spesa pubblica per investimenti (inclusi i trasferimenti a soggetti privati che realizzano opere pubbliche o di pubblica utilità) è stata particolarmente intensa fra il 2009 e il 2019, passando dal 4,6 al 2,9% del Pil. Sono diminuite le risorse destinate sia all’ampliamento che alla manutenzione delle infrastrutture, con conseguente allargamento del divario quantitativo e qualitativo rispetto agli altri paesi europei; ne ha risentito la dotazione di capitale pubblico delle aree del paese che già segnavano un ritardo”.
Tutte le principali organizzazioni internazionali sono d’accordo nell’attribuire in particolare agli investimenti in infrastrutture pubbliche un ruolo di rilievo per la ripresa dell’economia e per favorire la sua transizione verso un assetto più resiliente, inclusivo e sostenibile nella fase successiva all’emergenza.
La ricostruzione documenta la presenza nel nostro paese di differenze evidenti nella dotazione delle principali infrastrutture economiche e sociali tra i diversi territori. Secondo Bankitalia questo si ripercuote poi sull’economia.