La variante B.1.617 di SARS-CoV-2 8meglio nota come Delta), emersa per la prima volta in India, è in grado di infettare alcune linee cellulari polmonari e intestinali in modo più efficiente rispetto al ceppo originale. A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, condotto dagli scienziati del Leibniz Institute for Primate Research di Göttingen, che hanno esaminato la variante Delta in modo dettagliato. I ricercatori hanno dimostrato che B.1.617 è meno sensibile all’inibizione da parte degli anticorpi presenti nel sangue di individui convalescenti o vaccinati e sembra anche resistente al Bamlanivimab, un anticorpo utilizzato per il trattamento di Covid-19. Il team, guidato da Markus Hoffmann e Stefan Pohlmann, ha analizzato le otto diverse mutazioni nella proteina spike della variante e valutato l’efficienza della risposta anticorpale. Gli esperti hanno anche stimato l’efficacia di quattro diversi anticorpi terapeutici approvati per il trattamento della malattia. Stando ai risultati del gruppo di ricerca, la variante Delta sarebbe da due a tre volte meno suscettibile alla protezione anticorpale. “Il nostro studio mostra che questa variante può infettare le cellule polmonari e intestinali in modo più efficiente – riporta Hoffmann – gli anticorpi bloccano in modo meno efficiente l’ingresso dell’RNA virale nelle cellule dell’organismo”. “Per arginare e limitare la diffusione della variante B.1.617 – commenta Pohlmann – è fondamentale completare al più presto i cicli di vaccinazione. Sarà inoltre necessario indagare sull’eventualità di vaccinare ulteriormente la popolazione con nuovi richiami”.