(di Tiziano Rapanà) Stefano Rossi Crespi è un cantautore vero. Oggi qualsiasi fesso che si affaccia sulla scena musicale, viene generosamente definito cantautore. Ma le sentite queste nuove proposte cosa offrono? Robaccia mediocre indegna d’attenzione. Rossi Crespi è uno dei pochi che merita una lettura approfondita della sua opera musicale. Ho avuto recentemente il piacere di ascoltare i suoi brani e spero che il suo talento imbocchi quanto prima l’autostrada verso il grande successo. Ho voluto fare una chiacchierata con lui, approfittando dell’uscita in digitale del suo lavoro discografico Vola via (Telecinesound), inizialmente uscito nel 2005. Stefano mi ha raccontato del suo mondo creativo. Ed ha voluto partire dai suoi inizi in musica. Il prologo della sua storia d’artista che porta inevitabilmente a Vola via, l’oggetto del nostro dialogare: “Iniziai a suonare al Folkstudio negli anni novanta, e riuscì a ritagliarmi uno spazio grazie al fondatore del locale Giancarlo Cesaroni. Nel tempo vinsi il premio Recanati (1995), un premio a Trento (1999). Nei primi anni duemila, Fabio Ferri decise di creare una piccola etichetta discografica che si chiamava Tempi moderni edizioni e decise di coinvolgermi per un progetto discografico. Creò un team che ci ha aiutato a portare a termine il prodotto”. Dimmi qualcosa in più del tuo dream team. “C’erano Danilo Cherni, Alessandro Cercato, Riccardo Fassi, Claudio Fonte, Stefano Cantarano, Fabrizio Guarino. Sono grandi professionisti nel nostro settore. Cercato, ad esempio, ha collaborato anche con Pierangelo Bertoli e Rossana Casale. Grazie anche al contributo di questi valenti musicisti, è nato un lavoro che si avvale della produzione artistica e la realizzazione degli arrangiamenti di Fabrizio Fornaci”. Il ritorno in vita di Volo via avviene un anno fa con l’uscita in digitale, che si è avuta anche grazie all’interessamento di Fornaci che ha voluto l’inserimento dell’album nel catalogo di Spotify. Stefano ha fatto un lavoro eccellente: con la sua voce che esprime un’anima votata alla malinconia, ha realizzato dieci brani di grande spessore artistico e culturale. Banalmente, gli chiedo qual è la sua eventuale canzone preferita del disco. Non sa darmi una risposta, non riesce a legarsi ad un brano in particolare. Questa incertezza lo spinge a raccontarmi la genesi di Vola via, il brano che dà il titolo alla sua opera: “Nacque insieme a Fabrizio Fornaci, in sala d’incisione. Entrambi demmo degli spunti per la costruzione del pezzo e mi piacque questa sinergia, che trovai singolare”. Stefano mi ha detto un gran bene de La città, una canzone che parla di Roma. Io trovo notevole Il comico, che descrive la disperazione di chi deve far ridere per mestiere. Quando chiedo a Stefano un giudizio finale sul disco, diventa modesto. Valuta il prodotto con simpatia, quasi con tenerezza. Penso sia ingiusto con sé stesso. Volo via è un lavoro pregevolissimo. Le piattaforme musicali vi danno l’opportunità di scoprire questo piccolo gioiello: non sprecatela.