Ripresa lenta per l’artigianato toscano

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Stenta a ripartire l’artigianato toscano dopo lo shock senza precedenti innescato, oltre un anno fa, dalla pandemia da covid-19. Nonostante il recupero della domanda internazionale e gli interventi di sostegno messi in campo ai vari livelli di governo dell’economia, la fase di ripresa attesa per l’anno in corso sembra destinata ad interessare solo una parte limitata del tessuto imprenditoriale artigiano, con andamenti anche fortemente asimmetrici fra settori, territori e tipologie d’impresa. A confermarlo sono i dati del VII Rapporto annuale sul settore artigiano, realizzato dall’Osservatorio Imprese Artigiane di EBRET, sulla base di un’indagine realizzata su oltre 800 imprese artigiane con dipendenti localizzate sul territorio regionale.“Il Rapporto di quest’anno – spiega Mario Catalini, presidente dell’EBRET – è particolarmente significativo perché affronta l’anno terribile della pandemia. La bilateralità, con grande sforzo ed impegno, ha saputo dare il proprio contributo erogando oltre 350 milioni di euro di prestazioni per gli ammortizzatori sociali e per una serie di interventi di welfare privato e di incentivi alle imprese. Siamo convinti che occorra rafforzare istituti come la bilateralità dell’artigianato, che nei momenti di difficoltà possono rappresentare una rete di protezione e sicurezza per lavoratori ed aziende. Il sistema dell’artigianato rappresenta l’ossatura dell’economia regionale, garantisce coesione sociale e prosperità ma è anche un sistema fragile che necessita di strumenti di sostegno solidi come lo è l’EBRET”.Il 2020 si è chiuso, come ampiamente prevedibile, con un bilancio fortemente negativo: il fatturato è diminuito del 26%; il grado di utilizzo degli impianti è sceso ai minimi storici, risultando “basso” per circa un terzo delle imprese (il valore più elevato da quando, nel 2015, è stata avviata l’indagine); i margini sulle vendite sono diminuiti per metà delle aziende intervistate; l’attività di investimento ha subìto una battuta d’arresto, interessando poco più di un’impresa su cinque (21,2%), quasi la metà di quanto registrato nel 2019.   Le ripercussioni negative dell’ondata pandemica sono profonde e diffuse. Il fatturato è arretrato pesantemente in tutti e 14 i settori di attività presi in esame, con andamenti prossimi al -20% nella meccanica (-15,6%), installazione impianti (-18,6%), minerali non metalliferi (-19,2%), agroalimentare e chimica-gomma-plastica (-19,4% in entrambi i casi), fino a toccare punte di oltre il -30% nel caso della riparazione di mezzi di trasporto e impianti (-30,4%), dei servizi (-31,1%), della filiera concia-pelle-calzature (-34,9%) e dei trasporti (-35,3%). Anche i dati provinciali si sono collocati tutti in territorio ampiamente negativo, all’interno di un intervallo compreso fra le variazioni più contenute di Siena (-19,3%), Lucca (-22,1%) e Prato (-22,7%) da un lato, e gli estremi negativi di Pistoia (-31,6%) e Livorno (-31,7%) dall’altro.Si osserva inoltre un livellamento “verso il basso” delle performance aziendali anche sotto il profilo dimensionale, con le realtà maggiormente strutturate (almeno 10 dipendenti) che hann un arretramento del fatturato pari al -24%, simile a quanto registrato dalle imprese più piccole (-27%). I provvedimenti governativi per contrastare le ripercussioni socio-economiche della pandemia hanno tuttavia cercato di mitigare le conseguenze più estreme della crisi. Le cessazioni d’impresa, nel 2020, sono addirittura diminuite del 19%, consentendo di contenere il saldo negativo di nati-mortalità imprenditoriale (-568 unità) ai livelli più contenuti dell’ultimo decennio. Grazie al blocco dei licenziamenti, inoltre, gli addetti alle imprese artigiane sono diminuiti di “sole” 7 mila unità (-2,6%), riconducibili soprattutto al calo dei lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato. La flessione degli addetti si è concentrata all’interno del settore manifatturiero (-4.423 unità) e, in parte, nel terziario (-2.099), mentre l’edilizia ha chiuso con un sostanziale pareggio (-186 addetti, pari al -0,3%). Alla tenuta dei livelli occupazionali e reddituali hanno poi contribuito in maniera decisiva anche gli interventi di integrazione salariale effettuati dalla bilateralità artigiana attraverso le risorse rese disponibili dal Fondo di Solidarietà, pari in Toscana a 175 milioni di euro (al netto della contribuzione correlata) per quasi 27 milioni di ore integrate, equivalenti a circa 20 mila lavoratori full-time. Le indicazioni per il 2021 degli imprenditori artigiani non appaiono particolarmente rassicuranti. Anche se le previsioni sull’andamento del fatturato sono mediamente positive (+2,6%), il recupero atteso è pari a circa un decimo di quanto perso nel 2020. L’avvio della fase di ripresa sarà inoltre tutt’altro che generalizzata, risultando circoscritta a poco più di una impresa su dieci e caratterizzata da forti asimmetrie, in primis quella fra imprese più strutturate (+13% il fatturato delle imprese con almeno dieci dipendenti) e imprese più piccole (-1,6%). Situazioni contrapposte si registrano anche a livello settoriale, con alcuni comparti in crescita sostenuta – chimica-gomma-plastica (+19,5%), carta-editoria (+15,8%), legno-mobili (+15,5%), pelle-calzature (+12,9%), prodotti in metallo (+11,5%) – e altri in flessione, come nel caso della meccanica (-5,0%), dell’agroalimentare (-6,7%), dei servizi (-8,7%) e, soprattutto, dell’abbigliamento (-18,8%). Netti, inoltre, anche i divari territoriali, con sei province in recupero (fra cui il +10,1% di Lucca e il +9,1% di Massa Carrara) e le rimanenti quattro ancora in fase recessiva, con cali a doppia cifra a Pistoia (-10,0%) e Livorno (-14,5%).