Le PMI sono una realtà tutta italiana e rappresentano il 41% del fatturato nazionale e il 33% degli occupati. Il Covid ha avuto per questo pilastro del tessuto imprenditoriale nazionale un impatto rilevante e gli effetti di lungo periodo non sono ancora prevedibili.
Durante la pandemia, per molte di queste imprese la digitalizzazione è stata una vera e propria ancora di salvezza. La crisi ha rappresentato per le PMI una spinta obbligata verso le tecnologie digitali che le ha portate a ripensare i modelli di business tradizionali. Questo è quanto emerge dai risultati della ricerca realizzata in collaborazione con Capterra e presentati in occasione del convegno “Obiettivo innovazione digitale: il Next Gen EU per trasformare le PMI italiane” della prima edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI.
Andrea Rangone, Responsabile Scientifico degli Osservatori Digital Innovation, ha dichiarato:
“Nella sua drammaticità, la pandemia ha costretto le PMI a riflettere sulla loro visione di futuro, portandole sempre più ad abbracciare il digitale come strumento di sviluppo. Sul campione analizzato, le PMI più mature digitalmente mostrano una più elevata resilienza e produttività: risultano avere in media prestazioni economiche migliori rispetto alle altre in termini di utile netto (+28%), margine di profitto (+18%), valore aggiunto (+11%), ed EBITDA (+11%), oltre ad avere riscontrato minori rallentamenti operativi quando si è verificata l’emergenza da COVID-19″.
Dall’inizio del primo lockdown, il 50% in più (rispetto al periodo pre-Covid) delle PMI ha investito nell’e-commerce e 4 PMI su 10 continueranno a farlo nel 2021.
Inoltre, c’è stato un ricorso a soluzioni di gestione digitalizzata dei documenti (9 su 10 hanno almeno una parte della gestione documentale in formato elettronico) e servizi in Cloud (fruiti dal 69% del totale).
Gli ostacoli della trasformazione digitale nelle PMI
Sono ancora tanti gli ostacoli che le PMI si trovano ad affrontare. Infatti, si può parlare di approccio avanzato al digitale solo nel 9% dei casi.
Giorgia Sali, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI, ha commentato:
“Al netto di questi segnali incoraggianti, però, la trasformazione digitale delle PMI rimane limitata a specifici servizi e strumenti operativi, faticando a decollare verso una revisione strategica dei processi: i dati evidenziano infatti una situazione ancora critica sia dal punto di vista culturale e di competenze, sia da quello tecnologico. Solo il 21% delle PMI ritiene di essere molto avanti o a buon punto del percorso di trasformazione digitale; un ulteriore 36% afferma di stare puntando maggiormente sul digitale anche in risposta alla crisi da COVID-19. Rimane di contro una buona parte di imprese (43%) che continua a mostrare delle resistenze legate ai costi troppo alti (15%) e all’idea che il digitale sia marginale per il proprio settore di attività (27%)”.
Bisogna quindi lavorare sulla cultura digitale, strategica e operativa e colmare le carenze di know-how nelle PMI. Il 42% delle PMI dichiara di avere competenze digitali basse, solo il 3% accede a dati e informazioni al di fuori degli edifici aziendali, il 43% delle imprese continua a mostrare resistenze legate a costi troppo alti e all’idea che il digitale sia marginale per il proprio settore di attività.