(di Tiziano Rapanà) Rammarico dal mondo dello spettacolo per la mancata assegnazione del premio Oscar a Laura Pausini. Il suo brano Io sì, canzone portante della colonna sonora del film La vita davanti a sé, non ha portato casa l’ambita statuetta. È un gran peccato che un’artista italiana, del suo spessore, non sia riuscita a conquistare il riconoscimento più importante per il mondo occidentale. Tuttavia il brano non è propriamente un capolavoro: testo e musica lasciano a desiderare. Tant’è che ancora oggi non mi spiego le ragioni della candidatura, epperò da italiano ed estimatore dell’artista ho sperato nella vittoria. Ma il mondo creativo di Laura Pausini ha sfornato pezzi ben più incisivi per il panorama musicale internazionale. Una canzone così modesta non meritava tutta questa attenzione. Ben altro destino e interesse avrebbero meritato le canzoni di Paolo Morelli, gigante della musica italiana, che non ha avuto la fortuna di ricevere una candidatura agli Oscar. Paolo Morelli (Napoli, 29 gennaio 1947 – Roma, 9 ottobre 2013) è stato uno dei cantautori più incisivi della sua generazione. I suoi successi più significativi sono stati scritti tra la fine degli anni sessanta e tutto l’arco dei settanta: Concerto, L’aquilone, Jenny, ‘A canzuncella, Liù… per chi non conosce le canzoni, questo è solo un elenco di cose fatte, pertanto andate su YouTube e cercate e ascoltare queste creazioni figlie di un animo tormentato. Per tutti, Paolo Morelli è stato il leader degli Alunni del Sole. In verità Paolo Morelli era semplicemente sé stesso, un unicum irripetibile poco compreso, racchiuso in un’ingiusta teca di memoria storiografica dei gruppi anni settanta. Ma il suo era uno scrivere fuori dalla mielosità canzonettara di quegli anni esibita in rime anche banali. Gli Alunni del sole erano de facto la band di supporto di Morelli, che per ragioni discografiche, è stato costretto a restare fedele al marchio. La morte di Morelli non ha ricevuto alcun commiato clamoroso, il silenzio l’ha accompagnata, una calma ignominiosa ha spadroneggiato sulla memoria di un gigante della nostra cultura. Fortuna c’è ha voluto omaggiare adeguatamente la figura anomala di Morelli. Antonio Romano – patron della splendida realtà napoletana Radio Amore – si è speso per lasciare un ricordo a Napoli in via Firenze, che ha visto nascere il suo figlio più illustre. Egli si è speso, per anni, affinché lì ci fosse una targa commemorativa. E finalmente la targa è stata affissa ed inaugurata il 29 gennaio del 2018, dall’Assessore alla cultura del comune di Napoli Nino Daniele. A festeggiare quell’importante momento c’era Bruno Morelli, fratello di Paolo e chitarrista degli Alunni del Sole, Monica Sarnelli, Antonello Rondi, Gianfranco Caliendo, Enzo Gragnaniello, Franco Del Prete, Antonio Onorato, Leo D’Angelo, Gianni Guarracino, Laura Bruno, e naturalmente il deus ex machina dell’evento Antonio Romano. Un altro grande regalo alla memoria di Morelli è stato realizzato dal fratello Bruno: mi riferisco all’ottimo disco tributo Continuando verso Napoli, che ha visto presenziale le più importanti intelligenze musicali della città (nella foto, un momento della presentazione dell’album). Sono tanti gli estimatori di Morelli, i gruppi Facebook pullulano di curiosità, di pensieri sul loro beniamino. Nonostante il silenzio dei media, fatta eccezione per Enrico Ruggeri che quando ha potuto si è speso per divulgare l’opera morelliana, il sogno dell’autore resiste ancora. E non svanisce, come il titolo omonimo del suo ultimo album che vi consiglio di recuperare. I fan, i tanti artisti amici, il fratello Bruno ed operatori culturali come Antonio Romano, tengono in vita un sogno di un universo musicale non banale che merita una seria riscoperta. Nel frattempo scopritelo voi, se non lo conoscete, avete gli strumenti per farlo. Ascoltate le due cover più significative della Canzuncella, brano ironico sull’afflizione d’amore, ad opera di Enrico Ruggeri e Gianfranco Caliendo, un gigante della canzone napoletana che dovete conoscere: solo loro hanno capito il senso del testo. Non fate caso alle interpretazioni lagnose che circolano sul web.