Le imprese dell’Emilia Romagna attendono la ripresa: a fine marzo il numero è lievemente aumentato (+0,2 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2020. Le imprese attive sono risultate 397.260 e hanno fatto registrare un +679 unità. Si tratta del primo incremento delle imprese attive registrato nel primo trimestre da dieci anni, ma non ancora significativo sugli effetti della pandemia: dimostra la volontà e capacità degli imprenditori di resistere unite alle misure di sostegno introdotte e alla speranza in una rapida ripresa.
E’ quanto emerge dall’analisi dei dati del Registro imprese delle Camere di commercio, effettuata dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna. Rispetto alla tendenza media dell’ultimo quinquennio sono diminuite le nuove iscrizioni ma, al tempo stesso, sono calate in misura maggiore le imprese che hanno deciso di chiudere l’attività. Il tessuto produttivo delle imprese emiliano romagnole dunque tiene, accanto alla capacità degli imprenditori di resistere. Crescono le costruzioni e il terziario, difficoltà nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia, come il commercio. Accelerano le società di capitale, rallenta la perdita delle società di persone, mentre quella delle ditte individuali si riduce.
La tendenza negativa si è sensibilmente ridotta nei settori in difficoltà. In agricoltura abbandonano 568 imprese (-1,0 per cento). L’industria ne perde 288, ma con una sensibile decelerazione della discesa (-0,7 per cento), il dato più contenuto da dieci anni, appesantita dalle industrie della fabbricazione di prodotti in metallo e della moda. L’insieme del commercio all’ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli subisce una lieve flessione (-313 unità, -0,4 per cento).
Al contrario, le imprese nel complesso dei servizi diversi dal commercio registrano l’aumento nel primo trimestre più ampio degli ultimi dieci anni (+1.228 imprese, +0,8 per cento).