Sono pesanti gli effetti della pandemia sulle imprese torinesi del terziario. Nel 2020 sono andati persi 22mila posti di lavoro in questo comparto. Una volta cessato il blocco dei licenziamenti, saranno a rischio 82mila occupati. È quanto emerge da uno studio di Ascom Confcommercio Torino e Format Research. Nella prima parte del 2021 è tornata a crescere la fiducia delle imprese del terziario di Torino, che ritrovano un lieve ottimismo dopo le chiusure forzate di fine 2020. Tuttavia, è ancora ampio il gap rispetto ad un anno fa. La pandemia ha modificato le abitudini dei consumatori: solo nell’ultima parte del primo trimestre 2021 si è assistito ad un recupero tendenziale, che tuttavia non compensa le perdite dei consumi patite in dodici mesi. L’andamento dei consumi si riflette sul trend dei ricavi nel terziario: il primo trimestre 2021 ha fatto segnare una lieve ripresa, ma il confronto con i livelli pre-crisi è ancora ampiamente negativo. La previsione per l’estate è la prima in territorio positivo, tuttavia a giugno la situazione risulterà ancora ben al di sotto rispetto a quella del periodo pre-pandemia. Rischia di diventare insostenibile la situazione della liquidità delle imprese a Torino, che hanno infatti incrementato la richiesta di credito. Le risposte positive degli istituti di credito (+25% nel 2020) rischiano tuttavia di tramutarsi in debiti difficili da saldare negli anni. “Ancora una volta i dati dell’Osservatorio sul terziario denunciano il clima di incertezza e di crisi per le imprese torinesi – dichiara la presidente dell’Ascom, Maria Luisa Coppa – senza che vi sia all’orizzonte alcun serio provvedimento da parte del governo per un’effettiva ripresa. Le riaperture stentano a partire e il clima di fiducia degli imprenditori è crollato ai minimi storici. La lieve ripresa registrata nel primo trimestre rischia di essere vanificata se non si accelera fortemente nella campagna di vaccinazione”. Per Coppa “È necessario un’iniezione di liquidità a fondo perduto, un biennio bianco fiscale fino alla fine della pandemia, interventi concreti per il mondo del turismo, della cultura e del tempo libero, gli ultimi settori a riaprire dopo quasi due anni di chiusura. La volontà di ripartenza è forte fra le nostre imprese, lo dimostra la disponibilità a vaccinare i propri collaboratori e gli investimenti già effettuati in ambito ambientale ma non devono essere lasciate sole in balia di regole spesso incomprensibili e inattuabili”. “Se migliora anche solo lievemente la fiducia sul futuro della ripresa economica – commenta Carlo Alberto Carpignano direttore generale Ascom Confcommercio Torino e provincia – per l’occupazione lo scenario resta molto critico. Nel 2020 nei settori del commercio e del turismo torinese sono andati persi oltre 20mila posti di lavoro e la situazione si farà drammatica con il termine del blocco dei licenziamenti”. “Occorrono interventi straordinari e di emergenza – prosegue – in un settore già in grande difficoltà come il Terziario con politiche attive e semplificazioni sul mondo del lavoro post covid, a partire dal supporto nell’accesso agli strumenti di sostegno al reddito, senza i quali il numero delle imprese ‘zombie’ non può che crescere fino all’implosione. Abbiamo davanti a noi pochi mesi per dare alle imprese le risposte necessarie per impedire un nuova crisi economica dai risvolti sociali imprevedibili”.