“L’economia della Ue tornerà a livelli pre-crisi nel 2022. La situazione resta difficile”, ha spiegato il commissario all’Economia Gentiloni. La ripresa “potrebbe essere disomogenea nei singoli Paesi”. I Paesi con pil pro capite sotto la media godranno di un impatto maggiore dall’arrivo dei fondi europei
“Rispetto alle precedenti previsioni vediamo una minore contrazione nel 2020, crescita più debole nel 2021 e una crescita più forte nel 2022″. Così il commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni ha riassunto in conferenza stampa le previsioni d’inverno della Commissione, presentate giovedì. “L’economia della Ue tornerà a livelli pre-crisi nel 2022. La situazione resta difficile” e la ripresa “potrebbe essere disomogenea nei singoli Paesi”. Gentiloni ha anche precisato che le previsioni non tengono conto dell’impatto del Recovery Fund “che potrebbe essere significativo”.
L’Ue ora stima per l’eurozona una contrazione del 6,3% nel 2020, seguita da un rimbalzo di +3,7% per il 2021 e +3,9% per il 2022. In autunno l’esecutivo di Bruxelles aveva stimato un calo del 7,8% per il 2020 seguito da un rimbalzo a +4,2% nel 2021. “La solida ripresa attesa nella seconda metà di quest’anno dimostra molto chiaramente che stiamo svoltando l’angolo per superare questa crisi”, ha commentato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. “Una forte risposta europea – ha aggiunto – sarà fondamentale per affrontare questioni quali la perdita di posti di lavoro, l’indebolimento delle imprese e le crescenti disuguaglianze. Avremo ancora molto da fare per contenere la ricaduta socioeconomica”.
In Italia il pil registrerà una contrazione dell’8,8% nel 2020 seguita da un rimbalzo pari a +3,4% nel 2021 e +3,5% nel 2022. In autunno l’esecutivo di Bruxelles aveva stimato un calo del pil nazionale del 9,9% nel 2020, seguito da un rimbalzo del 4,1% nell’anno in corso. Le previsioni non includono però l’impatto positivo delle misure connesse al programma Next Generation Eu. Gentiloni ha spiegato che la “valutazione” della spinta data dal piano nazionale di ripresa e di resilienza dell’Italia all’economia “la faremo” solo una volta che sarà presentato ufficialmente, ma “non è fuori dal mondo” un pil 2026 più alto nell’ordine del 3-3,5% rispetto ad uno scenario senza Recovery and Resilience Facility. La stima è valida per tutti i Paesi dell’Ue con un pil pro capite inferiore alla media Ue. “In autunno avevamo previsto che il Recovery fund potrebbe avere un impatto sul Pil del 2% negli anni in cui sarà operativo”, ha precisato il commissario. “Gli Stati che hanno un Pil pro-capite sotto la media Ue avranno la spinta più forte”.
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