Stop all’inquinamento da plastica in montagna. L’obiettivo è ambizioso e punta a proteggere l’habitat delle Alpi, che resta uno degli ultimi ambienti incontaminati dell’Europa meridionale. La plastica, infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, colpisce anche i territori selvaggi e puri delle vette alpine, mettendo in pericolo la natura in cui vivono ungulati, carnivori, uccelli, fiori e piante. La lotta all’inquinamento da plastica parte dal Piemonte con l’innovativo progetto ‘A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains’, che è stato ideato e realizzato dall’European Research Institute di Torino in collaborazione con quattro rifugi di montagna. A finanziarlo è European Outdoor Conservation Association, che ha premiato la proposta, insieme ad altri cinque progetti in ogni angolo del Pianeta (Brasile, Colombia, Spagna e Gran Bretagna) al termine di una selezione tra 180 progetti. I rifugi sono: Guido Muzio (valle Orco-Gran Paradiso), Les Montagnards (val d’Ala-valli di Lanzo), Selleries (val Chisone-Parco Orsiera Rocciavré) e Pagarì (valle Gesso-Parco Alpi Marittime). All’iniziativa si affianca un’intensa attività di monitoraggio e ricerca sulla presenza di microplastiche nelle nevi alpine, realizzata da E.R.I. con il Politecnico di Torino e la collaborazione degli stessi rifugi. “In questi ultimi 5 anni – spiega il responsabile del progetto Franco Borgogno – come European Research Institute abbiamo acquisito una grande esperienza sul tema dell’inquinamento da plastica: abbiamo partecipato a tre spedizioni in Artico, progetti di ricerca in Mediterraneo, sul Po e sulle nevi, pubblicato diversi articoli scientifici, lavorato con oltre 15mila studenti e tenuti oltre 150 incontri pubblici, mostre ed eventi. Con questo progetto torniamo sulle ‘nostre’ montagne per un primo grande progetto ‘sistemico’ e strutturale sulle montagne, che affronta il tema dal punto di vista della conoscenza, della prevenzione, della sensibilizzazione. Vogliamo fortemente valorizzare e proteggere le Alpi come fonte di benessere e i rifugi come elementi chiave della sostenibilità”. Lavorando con 4 rifugi alpini molto diversi tra loro (per dimensioni, ubicazione, accessibilità, numero di visitatori) sarà sviluppato con ciascuno una strategia per eliminare gli oggetti di plastica monouso, percorso che potrà poi essere condiviso e implementato con altri rifugi. A questa attività di prevenzione, si aggiungeranno 15 eventi di pulizia in primavera-estate lungo almeno 150 km di sentieri, rive di laghetti, prati alpini, ghiaioni e pietraie, nell’area di riferimento dei rifugi coinvolti. Il progetto A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains prevede anche un programma di formazione-sensibilizzazione che coinvolgerà guide alpine ed escursionistiche, professionisti della montagna, volontari/appassionati di escursionismo e ambiente, scuole locali, settore turistico e istituzioni, per un totale di almeno 400 persone. In parallelo, sarà realizzato, in collaborazione con il Politecnico di Torino, un monitoraggio delle microplastiche presenti nelle nevi delle Alpi Occidentali. “Svolgeremo – spiega la biologa Susanna Canuto dell’European Research Institute – almeno 15 campionamenti divisi in tre periodi e 5 diverse stazioni: dal versante piemontese del Gran Paradiso alle Alpi Marittime. In questo modo potremo fornire un quadro sempre più approfondito e ricco della precipitazione di microplastiche, trasportate dagli elementi fin sulle vette”. “Le analisi – aggiunge Camilla Galletti del Politecnico torinese – verranno condotte nei nostri laboratori, tramite la spettroscopia infrarossa in riflettanza totale attenuata, cioè, mediante le radiazioni IR riflesse dai campioni otterremo degli spettri caratteristici dai quali si potrà identificare il tipo esatto di polimero. In base alle nostre esperienze (abbiamo già collaborato con European Research Institute per le analisi sulle microplastiche campionate nell’Artico), con buone probabilità i materiali che più frequentemente si troveranno sono il Polietilene ad alta e bassa densità e il Polipropilene e in minor quantità Polivinilcloruro, Poliuretano e Polistirene. Alla fine dell’inverno avremo a disposizione numerosi campioni che in breve tempo analizzeremo per avere così un panorama dell’inquinamento da plastiche sulle nostre montagne”.