Il dato preliminare dell’Istat si confronta con il -13,8% della Francia e il -18,5% della Spagna. Gli analisti di Unicredit temevano un crollo del 18%. Resta la peggior contrazione di sempre, con segno meno in tutti i comparti produttivi. Gualtieri: “Meglio delle attese”
Il Pil italiano del secondo trimestre ha subito un contraccolpo fortissimo per il coronavirus e le seguenti chiusure economiche, ma il dato è meno pesante di quel che si aspettavano alcuni analisti e di quanto visto in alcuni vicini Paesi europei. Tanto che il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, può parlare di “una flessione meno grave di quanto atteso dalla maggior parte delle previsioni”. Il reddito nazionale ha fatto registrare nel periodo aprile-giugno il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell’attuale serie storica:
il calo è stato del 12,4% congiunturale, cioè rispetto al primo trimestre, e del 17,3% in termini tendenziali, cioè rispetto allo stesso periodo del 2019. Numeri “pari a quasi la metà del calo atteso dalle previsioni più negative circolate nelle ultime settimane”, ancora Gualtieri. Nel primo trimestre, ricorda l’Istat che ha diffuso i dati, il Pil si era contratto del 5,4%.
Si tratta di dati ancora preliminari, che l’Istat commenta rimarcando che è stata una “contrazione senza precedenti (-12,4%) per il pieno dispiegarsi degli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate”. Se si guarda ai valori assoluti in milioni di euro riportati nelle tabelle a corredo della nota, emerge un tracollo dai circa 430 miliardi a trimestre che si vedevano nel 2019 ai 406 miliardi del primo trimestre 2020 e quindi i 356 del secondo trimestre, che dunque risulta circa 75 miliardi sotto i livelli standard (e 50 sotto il primo periodo dell’anno).
Lo stesso Istituto di statistica annota che “la caduta del Pil si colloca all’interno di un contesto internazionale dove le principali economie registrano riduzioni di analoga portata a causa del diffondersi della pandemia”. Soltanto ieri, ad esempio, gli Stati Uniti hanno pubblicato un crollo record del 32,9% del Pil nel secondo trimestre. I dati negativi sono proseguiti oggi, da altre economie comparabili alla nostra. In Francia, dato fresco di uscita, il secondo trimestre si è chiuso con un calo del 13,8% congiunturale, a seguito del -5,9% (dato rivisto al ribasso) del primo periodo dell’anno. Ancor peggiore il contraccolpo sull’economia spagnola: il Pil iberico è crollato del 18,5% congiunturale, sempre nel secondo periodo dell’anno, mentre il crollo annuo arriva al -22,1 per cento. A livello aggregato di Eurozona, la stima flash di Eurostat parla di un calo del 12,1% sul trimestre precedente e nell’Unione europea allargata dell’11,9 per cento. Anche in questo caso è un record dall’inizio delle serie storiche. Rispetto al 2019, il Pil è stimato in contrazione del 15% nell’Eurozona e del 14,4% nell’Ue.
Il male comune resta, anche per l’Italia, una magra consolazione: “Con il risultato del secondo trimestre il Pil fa registrare il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell’attuale serie storica”, ricorda l’Istat. Al risultato di forte calo ha contribuito “una diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall’agricoltura, silvicoltura e pesca, all’industria, al complesso dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta”. La variazione acquisita per il 2020 – cioè il Pil che si registrerebbe a fine anno se non ci fossero altre variazioni nei trimestri rimanenti – è del -14,3%. La speranza è che la riapertura porti con sé un consistente rimbalzo: il ministro Gualtieri ha parlato di una prospettiva di recupero del 15% nel terzo trimestre.
Soltanto ieri, sempre l’Istat aveva rilasciato altri dati pesanti per quel che riguarda la disoccupazione con la perdita di 600 mila occupati da febbraio e 700 mila inattivi in più.
Il dato ufficializzato dall’Istat questa mattina si confronta con quanto mettevano in conto gli analisti. Questa mattina, ad esempio, da Unicredit anticipavano un calo del 18% trimestrale, giustificato in particolare “dalla contrazione dell’attività industriale e nel settore dei servizi, in particolare trasporti, turismo e servizi legati al cibo”. Indicazioni anticipate dagli indici Pmi, che comunque hanno mostrato per giugno segnali di rimbalzo. Anche da Intesa Sanpaolo segnalavano la prospettiva fosca, ma erano meno pessimista: “La contrazione del Pil nel secondo trimestre dovrebbe risultare più che doppia di quella vista nei primi tre mesi dell’anno, a -10,8% trimestrale dal -5,3% precedente. Su base annua, il Pil sprofonderebbe a -15,7%”, dicevano gli economisti della Ca’ de Sass nella loro nota di inizio giornata. “Ci aspettiamo, come nel trimestre precedente, un contributo negativo sia dalla domanda interna che dal commercio estero, mentre l’ulteriore incremento delle scorte dovrebbe limitare il crollo dell’attività economica. I mesi primaverili hanno rappresentato il punto di minimo del ciclo, che vedrà un rimbalzo (ma solo parziale) nel trimestre estivo”.
Repubblica.it