(di Tiziano Rapanà) Non è estate senza Calà. L’intramontabile Jerry è da lustri il re della bella stagione. Ha appena compiuto 69 anni, ma ne dimostra meno. Per energia e vitalità, non gli do più di 40 anni. Ha lavorato con i più grandi: da Carlo Vanzina a Marco Ferreri. L’attore, regista, cantante e showman torna in pista con un brano che racconta questa estate particolare, crudelmente bizzarra. Si chiama Un metro indietro e ironizza questo strano vivere a distanza. Per me, è il nuovo tormentone della stagione. Un metro indietro lo trovate su tutte le piattaforme streaming. Mentre Jerry Calà lo troverete in giro, in tournée. A luglio avrete varie occasioni per incontrarlo: il 9 a Roma, il 10 a Brescia, l’11 a Santa Margherita Ligure e il 25 in Costa Smeralda. Lo spettacolo, un one man show di grande livello, è prodotto da The Best Organization srl, ossia dai manager dell’artista, Alex Intermite e Alexander Tempestini, noti come “Gli Alex”.
Un metro indietro sintetizza efficacemente la particolarità di questo periodo storico.
Sì, ho voluto riassumere quello che abbiamo vissuto: dai festeggiamenti sui balconi al timore di vivere un’estate all’insegna del plexiglass. La mia è una canzone ottimista, con un messaggio ben preciso: divertiamoci, ma rispettando i divieti. Bisogna avere pazienza.
Secondo te i cittadini continueranno ad essere pazienti?
Sì, l’ho sperimentato. Recentemente ho fatto uno spettacolo all’aperto in Liguria e il pubblico è stato rispettosissimo. Si sono divertiti secondo le regole, senza invadere gli spazi altrui.
Il coronavirus ha ucciso il mito delle vacanze all’estero, vorrei un tuo parere.
Si deve tornare a fare le vacanze in Italia. Tutti vogliono andare a Ibiza e Formentera, ma i posti più belli li abbiamo noi: Forte dei Marmi, Rimini, Riccione, Ischia, il Salento.
I tuoi film hanno raccontato splendidamente le vacanze in italia. Sapore di Mare e Abbronzatissimi sono dei ritratti precisi dell’italiano in ferie. Vita Smeralda, che hai diretto nel 2005, narra un mondo vacanziero che non esiste più. Il mondo della Costa Smeralda fatto di turisti che inseguivano le celebrità e sognavano di avere uno spicchio della loro popolarità.
Vita Smeralda è stato un film, simbolo di quel periodo. Nel 2005 le persone avevano voglia di apparire. Andavano in vacanza non per rilassarsi, ma per stabilire contatti. E prosciugavano tutti i loro risparmi, pur di sembrare dei miliardari.
I tuoi film da regista hanno, a mio avviso, una forte componente moralista. Con Ragazzi della notte ,e soprattutto con Pipì room, hai raccontato il lato oscuro del mondo delle discoteche. Parlamene.
Non penso di aver raccontato il lato oscuro, semplicemente ho detto la verità sul mondo delle discoteche. Non ho fatto dei film ipocriti. Quando ho realizzato Pipì room, mi sono documentato e ho fatto decine di interviste ai ragazzi. Ho calcato un po’ la mano, perché ho raccontato quello che realmente fanno i ragazzi di notte.
Ho l’impressione che la malinconia sia la caratteristica preminente della tua arte. È così?
Nel comico c’è sempre un aspetto malinconico. Non a caso, per Marco Ferreri, i comici sono i più grandi attori drammatici.
Come hai vissuto il periodo di isolamento forzato?
All’inizio male. Mi mancavano i concerti, il contatto con il pubblico. Mi sono sfogato con i social, interagendo con i miei fan.
Qual è la tua canzone sull’estate preferita?
Un’estate al mare di Giuni Russo.
Il coronavirus ha rallentato, e in alcuni casi bloccato, le produzioni cinematografiche. Tornerai a breve sul set?
Ho un progetto per il cinema, ma è ancora in stato embrionale.