Senza i turisti, soprattutto quelli stranieri – in particolare giapponesi, russi e statunitensi – le attività commerciali del centro di Roma faticano terribilmente a ripartire. Quaranta giorni dopo la fine del lockdown tra le stradine e le piazze barocche che richiamano oltre un milione di visitatori ogni mese sono evidenti tutti i limiti del modello di sviluppo scelto negli ultimi decenni per la parte più monumentale della Capitale, fatto di rendita degli affitti dei negozi (fino a 50 mila euro al mese), ristorazione di bassa qualità e proliferazione di bed and breakfast. Le cifre riferite dagli esercenti della zona sono impietose: tra i negozi di abbigliamento buona parte di quelli con fascia di prezzo media parla di clienti dimezzati, quando non assenti durante le giornate di cattivo tempo. Va ancora peggio alle griffe di alta moda di via Condotti e via Frattina dove la diminuzione dei fatturati sfiora anche l’80%. “Senza turisti siamo finiti”, è il refrain che ripetono praticamente tutti i negozianti. Anche perché di residenti nel Municipio I se ne contano sempre meno, gli ultimi dati statistici del Campidoglio parlano di un calo fino a 10mila abitanti all’anno. Tra prezzi in ascesa e pochi servizi, a partire da quelli per l’infanzia, il centro svuotato dagli abitanti è diventato ad appannaggio di uffici e turisti. Ma senza i primi e con buona parte dei dipendenti pubblici ancora in smart working la zona è ancora decisamente vuota rispetto al consueto. In leggera ripresa le attività di ristorazione. Alcuni caffè storici parlano di meno di mille tazzine consumate al giorno, un terzo di quelle vendute prima dell’epidemia di Covid-19. Funzionano i ristoranti orientali take away e quelli con i tavolini all’aperto nelle stradine più appartate. Un provvedimento del Campidoglio ha consentito a bar e ristoranti di ampliare del 35% per un anno la dotazione di tavoli all’esterno. Il rischio temuto dalle Sovrintendenze è che luoghi di pregio monumentale nei prossimi mesi vengano invasi da tavolini e dehors selvaggi. Per adesso, però, in centro sono poche le attività che hanno ampliato a vista d’occhio l’occupazione di suolo pubblico. “Mancano i clienti, anche volendo resterebbero vuoti”, ammette sconsolato un ristoratore. Per la prima volta lo storico Caffè Greco, aperto dal 1760 a due passi dalla scalinata di Trinità dei Monti, ha posizionato 6 tavolini all’esterno su via Condotti, gli avventori sembrano apprezzare. A piazza Navona la crisi si vede ad occhio nudo, buona parte dei ristoranti è deserta, alcuni non hanno nemmeno riaperto. Così come altre attività, sia di ristorazione sia di abbigliamento, tra il Pantheon e le strade limitrofe a Camera e Senato. In ginocchio anche gli hotel: su 1.200 strutture in città circa 200 hanno riaperto, ma le presenze sono molto basse. “Giugno per noi è il mese migliore, siamo a meno del 20% di ospiti rispetto allo stesso periodo degli anni scorsi”, spiega il gestore di una struttura vicino a via del Corso.