Un crollo che rischia di non fermarsi. Anzi, come prevede e teme Confcommercio, «nel mese di aprile le perdite vanno almeno triplicate». L’Istat ha diffuso i dati del primo trimestre 2020 sul fatturato dei servizi: meno 6,2 per cento rispetto al trimestre precedente; meno 7,2 rispetto ad un anno fa. Ma i numeri rischiano di peggiorare visto che soprattutto nel mese di gennaio l’emergenza Coronavirus ancora non era scoppiata. Il lockdown di marzo ha fatto crollare tutti i settori. Così ecco il meno 24,8 per cento per alloggi e ristoranti, il meno 6,4 per traporto e magazzinaggio e il meno 6 per cento per commercio all’ingrosso, commercio e riparazione autoveicoli e motocicli. Appena meno 2 per cento per le agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese. Più contenuti i cali per i servizi di informazione e comunicazione (- 0,9%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (-0,4%).
«Valori come durante la crisi del 2008».
La flessione, scrive l’Istat, «ha raggiunto, su base tendenziale, valori simili a quelli registrati durante la crisi del 2008-2009, mentre il calo congiunturale non ha precedenti». E Coldiretti fa i conti. Il crollo delle attività di ristorazione per la chiusura di ristoranti e alberghi ha avuto un effetto negativo su tutto l’agroalimentare nazionale con una perdita di fatturato di almeno 1,5 miliardi solo nel primo trimestre 2020. Un crollo che ha pesato, dice l’associazione ,su molte imprese del Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce ai salumi e formaggi di qualità. Nonostante la fine della quarantena, «permane una situazione di difficoltà nella ristorazione per una diffidenza diffusa, la chiusura degli uffici con lo smart working e per l’assenza totale dei turisti italiani e stranieri». Ecco perché, sottolinea Coldiretti, «si spera ora nel via libera allo sconfinamento tra regioni e alla riapertura delle frontiere».
Confcommercio sottolinea che «se nel primo trimestre, il calo tendenziale sui settori più colpiti si può cifrare attorno al 25 per cento, nel mese di aprile le relative perdite vanno almeno triplicate». Si deve partire, spiega l’Ufficio studi dell’associazione, «dalla domanda delle famiglie per ridare fiato all’economia ed evitare un duro ridimensionamento senza precedenti del nostro sistema imprenditoria e del mercato del lavoro».
Il Corriere