Essere consumatori ai tempi del coronavirus vuol dire affrontare timori, giustificati e non, e dribblare fake news che sul web impazzano. Ma l’emergenza sanitaria lascerà il segno nelle abitudini di acquisto, una sorta di eredità che – soprattutto in ambito alimentare – le aziende dovranno cercare di capitalizzare per non rimanere escluse dalle scelte future dei clienti.
In questo quadro, infatti Nielsen individua un consumatore che, davanti a un’emergenza sanitaria globale, cerca più informazioni prima di acquistare e, a fronte di qualità ed efficacia, mette in secondo piano il prezzo a causa delle preoccupazioni legate al Covid-19 e alla sua diffusione.
«Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, i consumatori cercheranno una maggior certezza che i prodotti acquistati siano privi di rischi e della massima qualità, con elevati standard di sicurezza ed efficacia, in particolare per quanto riguarda prodotti per la pulizia, antisettici e prodotti alimentari», spiega Regan Leggett, executive director di Nielsen Global Intelligence.
A livello globale si prevedono effetti a breve termine e a lungo termine. In una fase iniziale – quella più strettamente legata all’attuale emergenza – il consumatore richiede una comunicazione chiara sull’affidabilità dei prodotti; mentre col passare del tempo, quando la morsa del Covid-19 si sarà attenuata, si potrebbe delineare una nuova scala dei fattori d’acquisto principali.
In un’indagine globale sul valore dei prodotti premium condotta da Nielsen, era emersa la tendenza di riconoscere un prezzo superiore per quei prodotti le cui garanzie di alta qualità e di sicurezza fossero verificabili. «Globalmente», ricorda Leggett, «il 49% dei consumatori si era dichiarato fortemente disposto a pagare di più a fronte di questo vantaggio. Oggi, alla luce dell’epidemia di Covid-19 e delle immagini che ci arrivano dai negozi di tutti il mondo, con gli scaffali presi d’assalto per fare scorte di prodotti sanitari ed igienici, cibi in scatola ed altri beni durevoli, questa necessità diventerà ancora più importante».
Ma cosa devono fare le aziende? «In molti casi», risponde l’executive director di Nielsen, «i brand possono fornire queste garanzie di qualità e sicurezza semplicemente comunicando, o mettendo in evidenza, i passi che sono stati fatti per garantire il livello della fornitura, in particolare per quelle categorie apparentemente più sensibili alla contaminazione, come i prodotti freschi. Sarebbero sufficienti piccoli accorgimenti, come mettere in primo piano le pratiche e le precauzioni esistenti nella catena produttiva, in modo da dissipare le preoccupazioni degli acquirenti. Certamente, il prezzo che i consumatori sarebbero disposti a pagare per evitare il rischio sarebbe più elevato».
Questo, evidenzia Nielsen, senza comportamenti speculativi. L’origine dei prodotti, inoltre, può diventare una componente ancor più importante di quello che è oggi: il successo del localismo è crescente. «Dovremmo attenderci che i consumatori gravitino ancora di più sui prodotti di provenienza locale in cui le distanze percorse, in particolare per il food, siano le più brevi possibili, riducendo al minimo la possibile esposizione al coronavirus».
L’epidemia si sta diffondendo e la capacità di comunicare al consumatore qualità, sicurezza ed efficacia rappresenta, per Nielsen, un elemento importante per rimuovere «parte del potenziale panico», mettendo così l’industria in una posizione migliore, evitando episodi di volatilità e dando stabilità alle vendite. Ma questo lavoro serve anche a creare una nuova consapevolezza nel consumatore, per tenerlo ancorato al prodotto anche quando l’emergenza sarà superata.
Maicol Mercuriali, ItaliaOggi