La presenza di mutazioni del gene p53, da cui dipende una minore sopravvivenza dei pazienti con tumori testa-collo, è associata alla risposta al trattamento con un farmaco di nuova generazione, l’alpelisib, un inibitore specifico della PI3K. Questi, in estrema sintesi,i risultati dello studio, sostenuto da Fondazione AIRC e condotto dal gruppo di Giovanni Blandino dell’area di Medicina Molecolare dell’Istituto Regina Elena di Roma, in collaborazione con l’Otorinolaringoiatria IRE e il Princess Margaret di Toronto. I dettagli sono stati pubblicati sulla rivista Clinical Cancer Research. I tumori della testa e del collo (laringe, faringe e cavità orale) rappresentano il sesto tipo di patologia neoplastica più frequente al mondo, con circa 500mila nuovi casi per anno. Queste patologie sono note per avere sviluppi molto differenti da paziente a paziente. Da qui nasce la necessità di studiare nuovi marcatori molecolari, capaci di predire il decorso clinico del paziente e la risposta alle terapie. “Lo studio ha dimostrato che la presenza di mutazioni di p53 e di alti livelli di espressione della proteina p53 alterata possono essere un indicatore della sensibilità al trattamento con alpelisib”, spiegano Federica Ganci e Claudio Pulito, coautori dell’articolo. “In particolare – proseguono i ricercatori – la presenza di alti livelli della proteina mutata p53 è in grado di potenziare l’attività di MYC, un fattore che agisce a valle di PI3K, ed il trattamento con alpelisib sembra inibire l’attività di p53 mutata e MYC”. Mentre Giulia Fontemaggi, che insieme a Giovanni Blandino ha coordinato lo studio, sottolinea che “il trattamento con alpelisib sensibilizza le cellule tumorali con mutazione di p53 ai trattamenti chemio- e radioterapici, aprendo nuovi scenari per il trattamento di questi tumori”. Conclude Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico dell’IRCCS Istituto Nazionale Tumori Regina Elena: “I risultati del lavoro appena pubblicato sono una ulteriore dimostrazione che lo studio approfondito delle caratteristiche molecolari dei tumori apre ampie possibilità al riposizionamento di farmaci e a innovative strategie terapeutiche per i nostri pazienti”.