
L’Italia del Dopoguerra non si era mai trovata di fronte ad una situazione di questo genere. L’attenzione generale oscilla tra la considerazione della situazione sanitaria e quella della sopravvivenza in una dimensione natalizia mai provata. Ma le due realtà si sommano e si sovrappongono. Coprifuoco, restrizioni, quarantene, cenoni cancellati e parenti a debita distanza. C’è da perdere la testa o trovare un difficile equilibrio. Ma se si considera che l’emergenza Covid è tutt’altro che superata e che sono migliaia le famiglie toccate direttamente o indirettamente dal virus bisogna considerare esigenze particolari e reazioni particolari. Il sistema sanitario è pronto a gestire uno scenario inedito come quello che ci apprestiamo a vivere? Ci sono i malati in corsia e a casa, ma ci sono anche i turni del personale sanitario e le esigenze “natalizie” di tutto. Per i direttori generali, per i colonnelli di Asl e ospedali sono giorni caldi, fatti di trattative complesse (ferie e smart working) e di tensioni che possono diventare insopportabili. Se la cavano bene alcuni Dg, supportati da staff potenti ed efficienti, altri sono già in trincea e faticano a tenere la situazione sotto controllo. Siamo vicini al caos nel Pontino e nelle Asl periferiche, siamo alla resa in qualche azienda capitolina. Perfino il bollettino quotidiano può passare in secondo piano di fronte alla difficoltà che è diventata ormai una routine quotidiana. Il più pratico è Danese (Asl Roma 1), una alzata di orgoglio ha messo in primo piano D’Alba (San Camillo), in trincea con il coltello tra i denti la Bonetti a Viterbo, le punzecchiature di un paio di stalker mediatici le scivolano addosso. In difficoltà la seconda Asl romana, tensione crescente. Anche ai Castelli tira brutta aria e Santonocito (Asl 5), fatica a controllare il territorio. Natale è alle porte, c’è ancora una settimana abbondante per tappare le falle. Poi dovremo sperare nella buona sorte