“Ci mandano il testo del decreto alla sera tardi, sanno che il confronto tra le Regioni è fissato per le 10 del mattino e ci chiedono di dare risposta entro le 11?” È seccato il governatore della Lombardia che in un’intervista al Corriere della Sera esprime il proprio disappunto perché “innanzitutto mi aspetto che siano recepite le indicazioni richieste e offerte dalle Regioni. Dopodiché, dal momento che vengo interpellato, mi piacerebbe che mi venisse anche concesso il tempo per dire la mia a ragion veduta”. Poi puntualizza: “Per quanto mi riguarda, mi sono limitato a contestare il fatto che per stabilire lo scenario dell’epidemia siano stati utilizzati dati vecchi, superati, e questo rende poi difficile spiegare ai cittadini la relazione tra i loro sacrifici e i risultati raggiunti”, per poi aggiungere: “Sebbene siano emerse a volte visioni e sensibilità diverse, la dialettica istituzionale ha prodotto i suoi risultati. Il contributo delle Regioni c’è stato eccome. Certo, se cambiamo i parametri in corsa allora c’è da rimanere perplessi…”. Rispetto alla posizione espressa dai governatori nei confronti del governo, Fontana esprime questa riflessione: “Direi piuttosto che noi ci sentiamo addosso la responsabilità di trovare il punto di equilibrio tra le esigenze sanitarie e quelle della vita delle persone e dell’economia. E poi sono convinto che non si debba soltanto rincorrere il virus, ma anche anticiparlo prevenirlo”.
E sulle difficoltà sanitarie della Lombardia dichiara: “Potrei risponderle che in Lombardia le Usca sono arrivate a 175 unità e sui territori sono partite tante iniziative. Ma la verità è che tutti quanti stiamo scontando il prezzo dei troppi tagli del passato. È mancata la programmazione, occorre investire di più nella sanità”, mentre sugli errori commessi in quest’anno, così si esprime: “Se potessi tornare a gennaio con le conoscenze che ho adesso farei altre cose, ma è anche vero che abbiamo visto che ovunque e anche in regioni che in un primo momento erano state indicate come modello ora stanno pagando il loro doloroso prezzo. Il punto è che si soffre di più dove il virus ha colpito di più”, conclude Fontana.