L’odio frena. Però si radicalizza. Soprattutto via social, Twitter in particolare. E le categorie più colpite sono le donne seguite dagli ebrei. È la fotografia che emerge dalla quinta edizione della Mappa dell’Intolleranza, il progetto ideato da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza – Università di Roma e IT’STIME dell’Università Cattolica di Milano. Tuttavia sono sei i gruppi su cui si concentrano insulti e denigrazioni di vario ordine e grado: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani, su quest’ultimi – in particolare – gli attacchi si sono concentrati in coincidenza di attentati, Nizza e Vienna ad esempio. La rilevazione è avvenuta nel periodo marzo – settembre 2020 e ha messo in evidenza una particolarità: il motivo determinante, rilevato nell’analisi dei dati di quest’anno è stato lo scatenarsi della pandemia da Covid-19. Ansie, paure, difficoltà si sono affastellate nel vissuto quotidiano delle persone, penetrandolo, contribuendo così “a creare un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti”, osserva la ricerca, secondo la quale “è indubbio che il contesto di crisi sanitaria e criticità globale, determinato dalla pandemia, abbia determinato scenari differenti rispetto agli anni passati”. Così, se nelle due rilevazioni sull’odio online, rilevato dalla quinta edizione della Mappa dell’Intolleranza, il progetto ideato da Vox, nel 2019 (marzo-maggio e novembre-dicembre) erano stati raccolti un totale di 215.377 tweet nel primo caso, dei quali 151.783 negativi, mentre nel secondo caso 268.433 tweet, dei quali 179.168 negativi (il 70% circa vs. 30% positivi nella prima rilevazione; il 67% circa vs. 33% positivi nella seconda rilevazione), nella rilevazione di questo 2020 invece (marzo-settembre), sono stati raccolti un totale di 1.304.537 tweet dei quali 565.526 negativi (il 43% circa vs. 57% positivi). E quello che emerge, è l’analisi scientifica dei dati, “è una decrescita significativa dei tweet negativi rispetto al totale dei tweet raccolti”, ciò che farebbe ben sperare. Secondo gli analisti di Vox, la diminuzione indica uno scenario diverso e una mutazione in corso, rispetto agli anni passati ma “la rilevazione, per esempio, dei picchi di odio indica una recrudescenza importante e un accanimento (rilevato anche dal numero di tweet) che parrebbero evidenziare un uso diverso dei social”. Ovvero, “un uso, quasi più ‘professionale’”, nel senso che “circoli e gruppi di hater concentrano la produzione e la diffusione di hate speech”. Insomma, un odio organizzato e mirato. In sintesi, si odia anche in un “modo diverso, più radicato e radicale”. Cosicché, anche se quantitativamente il fenomeno è diminuito, quel che preoccupa è “questa incisività di intolleranza nel mondo online, ma anche la speculare diffusività di questo fenomeno a livello geografico”.