“Stiamo assistendo da settimane, da parte di una serie di giornalisti anche cosiddetti “autorevoli”, a una sequela di inesattezze e di notizie “per sentito dire” riguardo all’attività ed al ruolo dei medici di famiglia durante questa emergenza sanitaria per il COVID-19”. Lo sottolinea Silvestro Scotti Segretario Nazionale FIMMG, la associazione più rappresentativa dei medici di Famiglia italiani. “Qualcuno diceva: beato il paese che non ha bisogno di eroi – prosegue Scotti in una lunga nota – ebbene secondo questi signori noi saremmo passati dagli eroi della prima ondata ai disertori della seconda, senza prove, senza processo ma solo attaccati con un qualunquismo da quattro amici di un salotto bene a farsi un apericena. Nessuna considerazione rispetto alla carenza dei dispositivi di protezione per questi medici, nessuna considerazione rispetto ai mancati investimenti per il personale (collaboratori e infermieri) che chiediamo da anni, nessuna considerazione per la media di età dei medici che compongono questa categoria figlia di una programmazione sbagliata da decenni, e da decenni da noi denunciata. Nessuna considerazione per il fatto che i numeri dei positivi al COVID-19 assistiti sul territorio sono 542.849, in aumento esponenziale, non considerabili guariti per tutto il periodo di isolamento, ergo almeno 14 giorni, rispetto ai 30.000 circa ospedalizzati a vario titolo. 542.849 pazienti che ogni giorno contattano, e a volte più volte al giorno, il loro medico di famiglia, unico riferimento rispetto a numeri verdi regionali, numeri dei SISP etc. che, o sono spariti o non rispondono mai, mentre se noi a quel punto risultiamo occupati, per questi signori giornalisti non ci siamo”. Basterebbe riflettere, aggiunge, sul fatto che “anche un paziente asintomatico o paucisintomatico, ma positivo al COVID-19 è un paziente da assistere, da sostenere, da seguire sull’evoluzione clinica, psicologica, sociale, amministrativa, e per mille altri aspetti complicati dalla buro-sanità italiana, per capire di che pressione stiamo parlando e a cui ogni giorno non ci sottraiamo, anche fuori dalle nostre competenze di orario o di giorno della settimana, come in questo momento sta facendo qualunque medico italiano e credo al mondo. Buro-sanità e anti-semplificazione, che ha trovato la sua massima espressione grazie al COVID-19, per esempio, nelle certificazioni di malattia per quarantena o isolamento, dove io medico di famiglia dovrei certificare solo dopo informativa del medico di sanità pubblica, che non avviene mai, e inviato il certificato questo viene sospeso all’INPS da un altro medico che dovrà validarlo confrontandolo con il documento del medico di sanità pubblica che dovrebbe arrivare a me, a lui e al paziente”.