Dobbiamo ammetterlo, qualsiasi sistema sanitario sarebbe in enorme difficoltà di fronte ad una situazione quale è quella che sta vivendo il Lazio, le cronache ogni giorno raccontano di pronto soccorso e ospedali come se si trattasse di gironi dell’inferno dantesco. I manager stanno perdendo il controllo? Idem per le Asl, subissate di richieste di tamponi ma soprattutto di responsi. In prima linea ci sono quei personaggi bardati come astronauti, ma dietro lavorano centinaia di impiegati disabituati a lavorare tanto e in fretta, per di più condizionati dallo smart working. Ed è un disastro perché affogati dalle pratiche e costretti all’emergenza non reggono. Tutta questione di organizzazione? In questi momenti drammatici i dg non dimenticano certo la carriera, le promesse e le aspettative, ma devono cercare di tenere in piedi la macchina, il sistema. C’è chi lo fa meglio e chi batte in testa, chi afffonda. Quando Zingaretti potrà ragionare a freddo qualcuno verrà premiato e qualcuno verrà avvicendato. Le liste degli idonei sono lì, agitate come uno spauracchio per chiha qualcosa da temere o da nascondere. In cima alla classifica dei manager della sanità laziale merita gli elogi Adriano Marcolongo, catapultato al S.Andrea dal profondo Nord Est. Pare che nel policlinico universitario collocato a ridotto del GRA tutto funzioni ancora senza affanno. Ma di lui non si legge mai una dichiarazione, le sue foto non girano sul giornali. L’esatto opposto del povero Panella, dg dell’Umberto I, tutti i giorni sulla graticola. Reggono bene Quintavalle (asl 3-4), Santonocito (Tivoli), Donetti (Asl Viterbo), Tanese (Asl Roma 1) sottoposti a un fuoco di fila di emergenze da covid e di polemiche. In mezzo ai guai Casati a Latina, dove la situazione di tregua da Covid è saltata per prima nel Lazio. Si difende la Magrini a Frosinone, fa i salti mortali Mostarda ad Albano. Sono al limite i grandi ospedali romani, dal San Giovanni al San Camillo. Quanto resisteranno?
Il Nuovo Quotidiano del Roma e del Lazio