I medici diabetologi della Sardegna chiedono regole chiare e certe per gestire in sicurezza le visite ai malati. L’Amd, Associazione Medici Diabetologi, ha firmato un documento indirizzato all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, per il riavvio graduale – dopo le restrizioni per il Covid-19 – delle strutture a sostegno dei malati, con il dovuto distanziamento fisico. In Sardegna sono 120 mila i pazienti affetti da diabete, un tasso di incidenza record, secondo solo a quello della Finlandia. Ben 12 mila adulti sono insulino-dipendenti, ai quali si aggiungono 1.500 ragazzi sotto i 15 anni. “Se nella ‘fase 1’ abbiamo gestito l’assistenza sostituendo tutte le visite programmate con procedure di teleassistenza”, afferma Gianfranco Madau, presidente Regionale dell’Amd, “supportando i nostri pazienti, condividendo con loro le strategie di cura e riprogrammando le visite secondo i bisogni specifici di ogni paziente, in questa ‘seconda fase’ non abbiamo avuto alcuna indicazione specifica su come operare”.
Le indicazioni generali, date dai vari decreti ministeriali, prevedono un incremento del tempo previsto per le visite, di ulteriori 15 minuti, necessari per eseguire le procedure di sanificazione tra una visita e l’altra, e scongiurare l’affollamento delle sale d’attesa dei presidi sanitari. “Considerando la portata dell’affluenza dei nostri pazienti alle Unità di diabetologia”, prosegue Madau, “è evidente la necessità di trovare nuove soluzioni per gestire il loro bisogno clinico. L’esperienza maturata in questi mesi sulla telemedicina, risulta preziosa e può permettere di trovare delle risposte a queste criticità”. L’associazione ribadisce la necessità che alla visita in teleassistenza vengano riconosciuti da Regione e aziende sanitarie una tracciabilità amministrativa e un inquadramento chiaro rispetto alla stessa prestazione effettuata in presenza. “All’assessore abbiamo più volte ribadito l’importanza dell’esecuzione delle visite con questa modalità”, aggiunge Luisa Porcu, consigliera dell’Amd. “Riteniamo che solo in questo modo si potrà continuare a garantire a tutti i nostri pazienti delle risposte adeguate, considerata la prevalenza del diabete e i grandi numeri di prestazioni”.
I medici diabetologi propongono di individuare la percentuale di visite programmate che si possono continuare a svolgere in modalità di teleassistenza accompagnate da tutte le procedure che in questo periodo sono state gestite in remoto (come, per esempio, i piani terapeutici e la prescrizione di farmaci compresi quelli in Dpc), per poter garantire l’assistenza a tutte le persone con visita programmata, differibile e urgente considerato il ridotto numero di visite ammesse in presenza.
“Considerando una normale giornata di lavoro di sei ore, che prevedeva in media 15-17 visite programmate”, precisa Porcu, “con le indicazioni attuali si ritiene che almeno 5 visite per sessione non possano essere svolte in presenza. Si deve ipotizzare che i pazienti esclusi dalle visite in presenza debbano essere seguiti in teleassistenza che necessita comunque di organizzazione e di tempo calcolato in almeno due in più ore ogni sei ore attuali”.
“Ci sarà la necessità di un reale coinvolgimento della medicina del territorio e dei medici di medicina generale e dei pazienti”, conclude Madau. “Ferma restando l’importanza della visita in presenza per tutti i nostri pazienti, con l’esperienza maturata nella ‘fase uno’, potremo essere in grado di costruire una rete di sostegno attraverso le competenze professionali e la tecnologia, che supporterà meglio gli obiettivi di salute condivisi coi nostri pazienti”.