Negozi chiusi, tanti lavoratori in smartworking che hanno lasciato negli armadi camicie e completi e la cancellazione di cerimonie con la relativa rinuncia a comprare abiti eleganti. Tutto questo, e non solo, ha pesato sul settore della moda italiana. Nel primo trimestre del 2020, l’industria italiana della moda ha registrato una perdita media di fatturato del 36,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Gli ordinativi sono calati del 40,5%. I numeri emergono dall’indagine elaborata dal Centro Studi di Confindustria Moda che sottolinea come per il 51% delle aziende il calo del fatturato si attestI tra il 20 e il 50%, per un 20%, invece, la contrazione supera il 50% e solo per un 29% il calo è inferiore al 20%. Il 66% delle aziende intervistate da Confindustria Moda ha scelto la modalità smart working, coinvolgendo il 13,4% dei dipendenti. Il 90% delle aziende a campione prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali, nel 72% dei casi coinvolgendo oltre l’80% degli addetti. Per il bimestre marzo-aprile 2020, i consumi di tessile e abbigliamento in Italia evidenziano una flessione del 69,3%, mentre i primi quattro mesi del 2020 cedono il 33,7% a valore. La situazione non è molto differente per quanto riguarda il volume: la variazione raggiunge il -61,6% nel bimestre marzo-aprile, mentre nei quattro mesi il calo è del -31,3%. I crolli riguardano in egual misura i prodotti uomo e donna. Il settore della moda e del lusso perderà nel 2020 tra i 60 e i 70 miliardi nel Mondo. Secondo un report di Bain & Company, è stimabile una contrazione a livello globale del mercato del lusso tra il 25% e il 30% nel primo trimestre del 2020 rispetto al primo trimestre dell’anno passato. Lo scenario suggerisce una contrazione annuale tra il 22% e il 25%, pari a una flessione tra i 60 e i 70 miliardi di euro, con un impatto sulla redditività più che proporzionale. A metà giugno, sottolinea Federmoda, il 76% dei negozi di moda ha registrato un calo delle vendite rispetto allo stesso periodo pre-covid, nonostante gli sconti presenti nelle vetrine. L’emergenza Coronavirus ha dato una decisa accelerazione alla trasformazione digitale del mondo retail e, a causa del lockdown e della successiva cauta riapertura dei negozi fisici, il traffico per lo shopping si sta spostando sul web. A evitare il blocco totale dei consumi, sottolinea Confindustria Moda, ha contribuito solo l’e-commerce, risultato in controtendenza (oltre il +10%) e con la quota di e-shopper raddoppiata nei mesi di marzo-aprile.