Il 28 per cento delle imprese siciliane dichiara di avere pochi soldi in cassa per fronte alla crisi, e il 24% non ha liquidità. Lo conferma il rapporto di Bankitalia sulla Sicilia. Sono stati segnalati, si legge, “problemi di liquidità o difficoltà finanziarie, indotti princpalmente da un aumento dei ritardi nei pagamenti da parte dei clienti e dalla necessità di fronteggiare le spese correnti. La capacità di far fronte agli impegni finanziari si è particolarmente ridotta per le imprese la cui attività è stata sottoposta a sospensione” dai decreti del governo per il contenimento da Covid. “La sospensione delle attività non essenziali, imposta tra il 26 marzo e il 3 maggio 2020 per contenere la diffusione della pandemia di Covid-19, ha sottoposto le aziende coinvolte a un elevato stress finanziario. Le imprese la cui attività è stata sospesa da una parte hanno visto potenzialmente azzerata la possibilità di generare ricavi, dall’altra sono state chiamate a fronteggiare esborsi finanziari non rinviabili, attingendo a risorse proprie o a linee di credito disponibili”. “In Sicilia – aggiunge Bankitalia, che ha elaborato un modello che tiene comunque conto del ricorso alla cassa integrazione e della moratoria del credit bancario – il 24,1 per cento delle imprese è risultato a rischio di illiquidità, un valore superiore a quello del Mezzogiorno e dell’Italia (rispettivamente pari al 22,4 e al 21,5 per cento)”.