Quando il polline scarseggia i bombi ricorrono a uno stratagemma per anticipare le fioriture: sgranocchiano le foglie. Funziona, ma non si sa perché.
La sinergia tra fiori e impollinatori è talmente perfetta da prevedere soluzioni ingegnose anche qualora insetti e vegetali non fossero perfettamente sincronizzati. Quando il polline scarseggia, i bombi mordicchiano le foglie delle piante che, per tutta risposta, anticipano la fioritura di 15-30 giorni. In pratica, gli insetti infliggono alle piante un piccolo danno intenzionale a beneficio di entrambi: accelerando la nascita di nuovi fiori i bombi torneranno presto a mangiare, e i fiori riusciranno a diffondere il loro polline.
La capacità dei bombi di scuotere la pianta e diffondere grandi quantità di polline rende questi insetti fondamentali per la sicurezza alimentare umana. Alla loro azione è legata la sopravvivenza dei raccolti di cui più ci nutriamo, dalle fragole ai pomodori, dai mirtilli alle patate. La ricerca di un gruppo di entomologi di Francia e Svizzera pubblicata su Science dimostra che i bombi sono in grado, con i loro comportamenti, di influire attivamente sulla disponibilità di fioriture. Una strategia, questa, che rende il processo di impollinazione più resiliente davanti alle sfide poste dai cambiamenti climatici.
I ritmi alterati delle stagioni generano sempre più spesso “appuntamenti mancati” tra i bombi e le fioriture. In alcuni casi, i fiori sbocciano in anticipo per il precoce disgelo e i bombi – che per svegliarsi dal letargo devono aspettare che il suolo si riscaldi – arrivano in ritardo, quando ormai restano pochi fiori disponibili. Altre volte, per le alte temperature i bombi emergono dall’ibernazione quando ancora i fiori non sono sbocciati: a quel punto gli insetti rischiano di morire di fame e le piante di perdere la possibilità di riprodursi. Gli autori dello studio hanno scoperto che in queste situazioni, i bombi operai delle colonie rimaste a corto di polline utilizzano gli apparati boccali per praticare un foro caratteristico sulle foglie delle piante, un’operazione che ha l’effetto di anticipare la fioritura di almeno due settimane.
Quando i ricercatori hanno provato a riprodurre l’incantesimo in laboratorio danneggiando le foglie alla maniera dei bombi, non ci sono riusciti. Non è chiaro, perciò, come tutto questo possa funzionare. Deve esserci un meccanismo molecolare ancora sconosciuto capace di dettare i tempi e accelerare anche di un mese i ritmi naturali della pianta: un interruttore favorito dalla relazione simbiotica, di interdipendenza che lega le piante agli impollinatori. Scoprire come attivarlo, sarebbe il sogno di ogni coltivatore.
Elisabetta Intini, Focus.it