Lo strumento è circondato da un alone di pessimismo, eppure dai dati emerge un inaspettato colpo di scena
Mes: gli interessati facciano un passo avanti. Fin qui, nessuna ressa o assembramento, per restare in tema di distanziamento sociale, quanto mai necessario nella Fase 2. Il primo Stato ad alzare timidamente la mano ieri è stato Cipro che ha fatto sapere di voler utilizzare il “Mes light”. A darne notizia, come ha riportato il quotidiano cipriota Phileleftheros, il Ministro delle Finanze cipriota Constantinos Petrides.
“Ovviamente useremo il MES per le spese sanitarie”, ha spiegato precisando che si stanno già calcolando le spese sostenute e quelle previste per il futuro per compilare il modulo di richiesta disponibile. Questo l’interrogativo che infiamma il dibattito politico ormai da mesi. Il Premier Conte continua a ribadire che da solo lo strumento è insufficiente (come dire, unitamente ad altri, vedasi Recovery Fund se ne potrebbe parlare) e che comunque l’ultima parola spetterà al Parlamento. Per il Pd il Mes è più di una tentazione, di contro il M5s nicchia.
Al netto delle polemiche, nel nostro Paese attorno allo strumento continua ad esserci una cortina di ferro di pessimismo. Lo strumento, insomma, non convince e a nulla sono servite, almeno finora, le rassicurazioni il Vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis che qualche giorno fa ha detto espressamente che in Italia c’è una “narrativa ingannevole” sul Meccanismo europeo di stabilità. E’ andato a vuoto anche il tentativo del direttore del Mes, che ha prospettato per il nostro Paese vantaggi e un considerevole risparmio.
La domanda, fin qui irrisolta, è sempre la stessa e in tanti continuano a chiedersi se il cosiddetto Fondo Salva-Stati possa essere davvero rivelarsi efficace nell’economia di una nazione, o possa al contrario finire per azzopparla, specialmente se si considera la necessità di restituire questo denaro.
Per rispondere, in realtà, basterebbe affidarsi ai cinque precedenti di Stati che hanno deciso di far ricorso al MES negli anni recenti, tra il 2009 e il 2013. Il precedente più illustre è quello che riguarda la Grecia. Ma ci sono anche Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro. Il dato che emerge regala un colpo di scena: fatta eccezione per la Grecia che non è ancora riuscita a uscire dalla crisi, le altre quattro realtà che ne hanno usufruito sono tutt’altro che crollate dopo l’immissione – e soprattutto la restituzione – di questa misura. Anzi.
Prendiamo, ad esempio, il caso della Spagna che ha fatto ricorso al MES nel 2012 usando l’intero pacchetto per la ristrutturazione delle banche. Il Mes ha messo a disposizione 100 miliardi di euro di assistenza anche se Madrid ne ha usati poco più di 41, uscendo dal programma alla fine del 2013 e iniziando a rimborsare volontariamente i prestiti prima di quanto fissato. Da allora ad oggi, la Spagna è cresciuta con un tasso medio annuo dell’1,4% e nel 2019 viaggiava attorno al 2%. La disoccupazione, ancora elevata, è in discesa. ( ovviamente ora c’è da considerare il quadro aggravato dalla pandemia). Buone notizie anche sul fronte del deficit.
Per non avendo fatto ricorso al temuto MES, in Italia il PIL è cresciuto ad un tasso medio dello 0,4% (che gli esperti definiscono dello “zero virgola”), meno della metà di quello dei “cugini” spagnoli.
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