Il Covid-19 non ferma l’appuntamento della ong danese Fee, che premia anche quest’anno lo sforzo delle amministrazioni che dalla qualità delle acque valuta 32 parametri nei servizi

Nonostante un anno a dir poco catastrofico per il turismo, ma con discrete speranze per la stagione estiva, torna l’appuntamento con le Bandiere Blu. Si tratta della 34esima edizione per i riconoscimenti assegnati dalla ong danese Fee, Foundation for Environmental Education, ai comuni rivieraschi e agli approdi turistici con le acque più belle e pulite. Non basta il mare: per aggiudicarsi il vessillo blu serve infatti un sistema di servizi a 360 gradi riassunto in 32 criteri che la giuria nazionale valuta in modo sempre più dettagliato. E a prova di furbetti – ce ne sono stati negli anni scorsi – anche grazie all’aiuto delle Capitanerie di Porto: pure quest’anno verificheranno a campione che di quel riconoscimento non si abusi, piazzandolo un po’ dove conviene.
Eppure, con un turismo estero complicato – ma molte compagnie aeree hanno annunciato la ripresa o l’intensificazione dei voli da e per l’Italia, da Qatar che fino al 18 maggio omaggerà gli operatori sanitari di tutto il mondo di 100mila biglietti gratuiti a Ryanair – la scelta della destinazione casalinga sarà ancora più importante per la ripresa. In questo senso, le Bandiere Blu sono una bussola imprescindibile. Quest’anno sono 195 i comuni che hanno ottenuto il riconoscimento, con un saldo positivo di 12 nuovi ingressi – da Diano Marina alle Tremiti passando per Vico Equense, Tropea o Porto Tolle – e nessuna esclusione. Fra le regioni più virtuose c’è la Liguria, che sale a 32 località, con due new entry (proprio Diano Marina insieme a Sestri Levante) e guida la classifica nazionale davanti alla Toscana con venti località (un nuovo ingresso: Montignoso). Terza piazza per la Campania con 19 bandiere (compresa Vico Equense) e le Marche con 15. Due località in più per la Puglia (appunto le Tremiti e Melendugno), che si appaia a 15 vessilli, mentre la Sardegna riconferma i suoi 14 comuni.
Scorrendo la classifica spuntano poi la Calabria con 14 riconoscimenti e tre nuovi ingressi (Rocca Imperiale, Tropea e Siderno) mentre l’Abruzzo resta a dieci. Confermate le nove Bandiere Blu per il Lazio che viene agganciato dal Veneto grazie all’ingresso di Porto Tolle. LEmilia-Romagna resta ferma a sette località e viene sorpassata dalla Sicilia che sale a otto (si aggiunge Alì Terme). A chiudere la lista la Basilicata con cinque località, il Friuli-Venezia Giulia con due e il Molise con una sola. Aumentano di poco anche i riconoscimenti lacustri, che nel complesso contano quest’anno 18 bandiere grazie al nuovo ingresso di Gozzano in Piemonte (quattro riconoscimenti totali), col Trentino-Alto Adige fermo a dieci e la Lombardia a una. Gli approdi premiati, invece, sono 75.
Rimane ovviamente da ricordare che attribuire la Bandiera Blu a un comune non significa automaticamente che tutte le sue spiagge possono fregiarsene. Nei 195 coinvolti, infatti, le spiagge sono in totale 407, poco più che un paio per località. Anche i turisti devono dunque fare attenzione: è possibile consultare le nostre mappe nel dettaglio per capire quali siano i tratti effettivamente selezionati e che rispondono ai diversi requisiti. Si tratta comunque, dicono dall’associazione, del 10% delle spiagge premiate su scala mondiale.
Al solito, la procedura è quella allineata alle norme UNI-EN ISO 9001:2015. In base a quei criteri la giuria nazionale ha valutato le candidature dopo una prima scrematura del panel internazionale. Alla base ci sono le analisi effettuate dalle diverse Arpa, le agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, sulle acque di balneazione, nell’ambito del Programma nazionale di monitoraggio condotto dal ministero della Salute insieme a quello dell’Ambiente. Devono risultare “eccellenti” nel corso degli ultimi quattro anni, in base a campionamenti effettuati anche nel corso della bella stagione. Sono i comuni a presentare direttamente alla ong i risultati, e quindi in qualche modo a “candidarsi”, visto che quanto la Fee richiede per il riconoscimento corrisponde ai parametri di Arpa in termini di numero di campionamenti e di indicatori microbiologici misurati. Quel che la Fee aggiunge e mette a sistema riguarda tutto il resto, cioè la gestione del territorio e l’educazione ambientale in ottica di turismo sostenibile. Si va dunque dagli impianti di depurazione agli allacci fognari, dalla gestione dei rifiuti alla generale “vivibilità” nel periodo estivo (presenza di piste ciclabili, aree pedonali, aree verdi) passando per la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente comprese nel territorio, la cura dell’arredo urbano e delle spiagge e ancora la possibilità di accesso al mare per tutti senza limitazioni. Senza dimenticare il livello delle strutture alberghiere.
Fee insiste da tempo su un punto: più che un premio, le Bandiere Blu sono un percorso che spinge i comuni a migliorare sotto tutti questi fronti. Basti pensare al progetto “Pesca e ambiente” sviluppato in questi anni in collaborazione col ministero delle Politiche agricole che punta a sensibilizzare il mondo della pesca alle tematiche ambientali ed alla valorizzazione delle tradizioni locali.
“Il trend di quest’anno continua a essere positivo, si confermano anche i salti importanti delle regioni meridionali, penso ai tre nuovi ingressi in Calabria – spiega Claudio Mazza, presidente di Fee Italia, in esclusiva a Repubblica – il nostro è un processo, ogni anno chiediamo ai comuni di migliorare aspetti molto concreti. Si può procedere anche a piccoli passi, l’importante è non sedersi mai sugli allori. In questo modo gli stessi amministratori crescono nella loro consapevolezza del territorio, scoprono punti di forza dei quali magari non erano a conoscenza, e la nostra organizzazione riesce a far parlare fra loro uffici comunali che devono lavorare in sinergia per la candidatura e che magari di solito collaborano poco”.
L’emergenza sanitaria legata a Sars-Cov-2 non fa paura. Per Mazza, da trent’anni in Fee e da dieci presidente della sezione italiana, “i comuni Bandiera Blu sono al contrario fra quelli che per forma mentis e organizzazione sono più pronti e attrezzati a garantire il distanziamento e le altre misure di sicurezza senza compromettere una buona esperienza turistica. Proprio perché da anni sono impegnati in un riassetto delle loro coste e delle loro spiagge che, in certi casi, ha davvero cambiato volto alle diverse località”. In oltre trent’anni – la prima edizione internazionale è del 1987 – la stessa logica di chi si vede attribuire una Bandiera Blu è cambiata: “Prima si tendeva a celebrare il riconoscimento, nel corso del tempo si è innescato un effetto domino: ora i sindaci dei comuni insigniti si augurano fortemente che anche quelli vicini possano allinearsi sui loro standard ambientali e di accoglienza. Ne beneficiano tutti”. Nonostante la crisi per il coronavirus, Mazza è ottimista: “Le Bandiere Blu possono essere, più di prima, uno strumento di rilancio per il paese. Troveremo le soluzioni, immagino declinandole anche a seconda delle necessità locali, ma gli italiani individueranno in quei riconoscimenti una guida al mare migliore e più attento d’Italia”.
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