Le api infette dal virus IAPV vengono espulse dal loro alveare, ma entrano senza problemi in quelli altrui.
“Social distancing“, distanziamento sociale, è (ahinoi) l’espressione dell’anno, ma non è una pratica esclusivamente umana: mantenere le distanze da individui infetti per rallentare la diffusione di un virus è una strategia diffusa in natura, soprattutto tra gli animali che non possono fare a meno di stare a stretto contatto.
L’esempio principe è quello delle api: vivono stipate in alveari che contengono decine di migliaia di individui, si toccano in continuazione e hanno oltretutto un sistema immunitario più debole di quello degli altri insetti. Come fanno a difendersi dalle malattie? Con il distanziamento sociale, appunto, come dimostra una ricerca pubblicata su PNAS che ha indagato il comportamento sociale di colonie di api colpite dal virus IAPV (Israeli acute paralysis virus). E che ha scoperto non solo che le api sanno mantenere la distanza dagli individui infetti, ma che il virus ha trovato un modo per aggirare anche questa forma di difesa.
Il virus IAPV è stato scoperto per la prima volta nel 2004, ed è stato in questi anni collegato al cosiddetto CCD, colony collapse disorder, il fenomeno che porta alla morte di gran parte delle api operaie e quindi alla morte dell’alveare. Le api infette da IAPV sono colte da forti brividi e infine paralisi, e spesso si comportano in modi apparentemente inspiegabili: per esempio “sbagliano strada” e, invece di tornare al proprio alveare, si presentano sulla soglia di uno vicino. Analizzando con microcamere e tracciando gli spostamenti di circa 900 api (alcune infettate apposta con IAPV) distribuite in 3 colonie, i ricercatori hanno scoperto cosa succede negli alveari quando uno dei propri membri si ammala: le api sane cominciano a ignorare le sue richieste sempre più pressanti di cibo, evitando il più possibile il contatto e riducendo così grazie al distanziamento sociale le occasioni di trasmissione della malattia. La vera sorpresa, però, è arrivata osservando cosa succede ai malati quando provano a entrare in un alveare che non è il loro.
Le api si riconoscono tra loro grazie alla chimica: ogni individuo emette una miscela di sostanze chiamate idrocarburi cuticolari, che ne caratterizzano l’appartenenza a una colonia e che servono quindi alle guardie di ogni alveare per identificare chi ha diritto di entrare e chi no.
Secondo i ricercatori, il virus IAPV influenza la produzione di alcuni di questi idrocarburi, cambiandone la proporzione e di fatto “mascherando” l’identità chimica dell’individuo infetto; inoltre, pare che le api infette siano bravissime a “comprarsi” l’ingresso, offrendo cibo in quantità alle guardie. Il risultato è che, nel corso dell’esperimento, il 30% dei malati che hanno provato a entrare in un alveare che non era il loro è riuscito a ingannare le guardie, e dunque a diffondere il virus in un’altra colonia.
Gabriele Ferrari, Focus.it