Ora per battere il Coronavirus indispensabile una totale unità

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(di Stefano Crisci) Covid-19. Il mondo si risveglia e tira fuori il “Duende”. Ieri, per la prima volta dall’inizio della pandemia, abbiamo assistito ad un colpo formidabile, come quello dell’anziana ballerina di Garcia Marquez che vinse inaspettatamente una gara di flamenco (vedi mio articolo su Mescolanza) Il mondo ha tirato fuori il suo “duende”. In una gara tutta diversa i rappresentanti di tutti i paesi del mondo hanno mostrato il vero volto che dovrebbe governare il mondo. Quello della solidarietà. Costretti da un nemico invisibile che non conosce confini e attacca con ferocia dove trova terreno fertile per il contagio e muta, a seconda delle debolezze di chi incontra nel suo cammino mortale, i governanti di tutti i paesi del mondo, hanno deciso di dare una risposta globale ad un virus diffuso su tutto il territorio mondiale e si sono avvicendati sullo schermo di una gigantesca conferenza telematica indetta da Ursula von der Leyen, per confermare il proprio impegno a sconfiggere il morbo, a trovare un vaccino, sperimentarlo, testarlo e distribuirlo a tutti gli esseri umani. Attacco globale, senza precedenti, dobbiamo cooperare e dare una risposta unitaria; dobbiamo cooperare, piuttosto che competere. Così hanno detto.  E così Giappone, USA, Canada, Spagna, Inghilterra, Italia, Arabia Saudita, Israele, Sud Africa, Turkia, Belgio, Olanda, Monaco… Insomma, proprio tutti hanno finalmente capito che soltanto uniti possiamo prevalere contro questo nemico, che la solidarietà in questo momento significa stanziare somme di danaro sì per la ricerca del vaccino, ma anche per aiutare i paesi in via di sviluppo, più vulnerabili, ad avere accesso equanime allo stesso: perché fino a quando ci sarà anche un solo soggetto infetto, il mondo intero sarà in pericolo. Ma la consapevolezza non finisce qui; tutti i paesi hanno snocciolato le cifre che doneranno in una sorta di collettivizzazione degli aiuti, declinando quali somme destinare alla ricerca, quali al vaccino, quali allo sviluppo ed alla prevenzione futura. Più che trovare un vaccino la gara sarà per condividere i successi con il resto del mondo; condividere i dati e farne tesoro. Siamo quindi alle soglie di una “reglobalizzazione”, come qualcuno ama chiamarla, finalizzata al benessere dell’essere umano prima, attraverso qualsiasi confine di paesi e di continenti? Finalmente il mondo ha realizzato che occorre lavorare insieme uniti, consentire la condivisione di dati e di risultati, l’utilizzo della tecnologia a livello globale in un marketplace regolato da scelte etiche anche nell’uso degli algoritmi. Affinché ciò che è accaduto non si debba mai più ripetere, ma anche, finalmente, una consapevolezza in assoluto. L’uomo al centro di ogni azione e la tecnologia al servizio dell’umanità per scongiurare i pericoli futuri. L’Europa ne esce rafforzata nel suo ruolo di leader nella protezione dei diritti fondamentali  e nella creazione del quadro regolatorio di supporto per la salvaguardia dell’essere umano. Certo che,  in questo nuovo scenario, il fallimento non è una opzione.