Tante le idee al vaglio nelle sale della Casa Bianca dopo che il Segretario di Stato Pompeo ha apertamente chiamato in causa Pechino sull’origine del virus: “Prove che è partito da Wuhan”
Pronta a salire a livelli record l‘asticella della tensione tra Usa e Cina. La “chiave” della prossima e quanto mai probabile escalation sta nelle parole pronunciate ieri dal Segretario di Stato americano Mike Pompeo dopo che nei giorni passati era stato direttamente il Presidente degli Stati Uniti Trump ad alimentare le indiscrezioni.
“Ci sono enormi indizi del fatto che è lì che è iniziato”. Ha risposto così il Segretario di Stato americano d una domanda sulla presunta origine all’interno del laboratorio di Wuhan del virus che ha causato la pandemia mondiale. “Abbiamo detto fin dall’inizio che questo virus ha avuto origine a Wuhan, in Cina”, ha dichiarato senza troppi giri di parole intervenendo su AbcNews.
Affermazioni pesanti quelle di Pompeo che alimentano undibattito sempre vivo (con il Presidente Trump che, dall’inizio dell’epidemia, ha ribattezzato il coronavirus “virus cinese”) alimentato da un dossier dell’alleanza cosiddetta “Five Eyes” – composta dagli 007 di Usa, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda – secondo il quale Pechino avrebbe cercato di nascondere quel che accadde all’inizio.
Nel documento di oltre 10 pagine, rilanciato dal “New York Post”, che punta il dito contro le “rischiose” metodologie utilizzate in un laboratorio di Wuhan si parla apertamente di “attacco sulla trasparenza internazionale” e gli 007 sottolineano che fino al 20 gennaio la Cina aveva smentito che il virus si trasmettesse tra esseri umani, quando, al contrario, ci sarebbero state chiare evidenze già a dicembre.
Nel frattempo, nelle sale dalla Casa Bianca si stanno vagliando tutte le opzioni concrete per far scattare vere e proprie rappresaglie economico-finanziarie, che qualora dovessero avere seguito potrebbero dare il via a una nuova crisi tra le due potenze dalle conseguenze imprevedibili, in uno scenario globale già in grandissimo affanno.
Cancellare pagamenti sul debito – Come riporta il Sole 24 Ore, acuni funzionari vicini a Trump avrebbero ventilato, quale ritorsione, la cancellazione di obblighi su debito, dovuti alla Cina. Il senatore repubblicano Marsha Blackburn ha in particolare ipotizzato di eliminare i pagamenti di interessi a Pechino sui titoli del Tesoro Usa che possiede. “La Cina è costata all’economia americana seimila miliardi e potrebbe costarne altri 5mila”, ha stimato affermando che il mancato pagamento diventerebbe una forma di restituzione.
“Carta” dazi – La strada più semplice, senza cioè incappare in particolari ostacoli, sarebbe quella di sfoderare l’arma, sempre efficace, di nuovi dazi commerciali. Il rischio però è di riportare al giro di via la tensione tra Pechino e Washington, cancellando i passi avanti fatti negli anni.
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