Eccellenze del Made in Italy pronte a ripartire: il caso del vino

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Il settore vitivinicolo è un pilastro del made in Italy e del nostro sistema agro-alimentare. L’Italia è il primo produttore mondiale di vino in quantità, il secondo esportatore di vini e spumanti in valore (dopo la Francia), il primo esportatore di vermut, liquori e cordiali, aceti di uve e succedanei. Nel 2019 la voce Istat “vini di uve”, comprensiva dei vini fermi e dei vini spumanti, ha fatto registrare un export di ben 6,4 miliardi di euro, importazioni per soli 335 milioni e conseguentemente un imponente surplus commerciale con l’estero di 6,1 miliardi che fa di questa voce una delle più importanti corazzate della nostra bilancia dei pagamenti.

Secondo uno studio di Unicredit, in Italia il settore del vino conta circa 2 mila imprese industriali e fattura oltre 11 miliardi di euro, l′8% circa del fatturato nazionale del settore Food&Beverage. Con 523 prodotti certificati, l’Italia detiene il primato mondiale dei vini certificati IG (DOP e IGP). 1 vino certificato su 3 in ambito europeo viene prodotto in Italia (la Francia è seconda con 435 vini), tanto da far sì che ben il 68% del vino prodotto in Italia nel 2018 sia DOP o IGP. Sono ormai lontani anni luce i tempi dello scandalo del metanolo… Il vino italiano, dopo quella pagina avvilente, è letteralmente risorto, ha bruciato ogni tappa, ha puntato sulla qualità e sull’eccellenza, ha conquistato crescenti ed importanti quote di mercato mondiale, ha raggiunto vertici straordinari di raffinatezza e gusto, superando spesso nella sostanza, se non ancora nei prezzi, i vini e gli champagne francesi.

Dall’analisi di Unicredit emerge come nell’ultimo decennio le esportazioni italiane di vino abbiano puntato sempre di più sulla qualità, come rivela la rapida crescita delle vendite in valore (+5,2% medio annuo nel periodo 2007/2018) rispetto ai volumi esportati, rimasti invece quasi invariati (+0,3% nello stesso periodo). Gli Stati Uniti rimangono il primo mercato di sbocco per i vini italiani (1,5 miliardi di euro nel 2019, dati Istat), seguiti da Germania (1,06 miliardi) e Regno Unito (771 milioni), paese, quest’ultimo, in cui il prosecco ha avuto negli anni recenti un enorme successo. Altri importanti mercati per i vini e gli spumanti italiani sono: la Svizzera (381 milioni di euro, sempre nel 2019), il Canada (342 milioni), la Francia (203 milioni), il Giappone (183 milioni), la Svezia (178 milioni), i Paesi Bassi (167 milioni), la Danimarca (141 milioni) e la Cina (134 milioni).

Dopo aver realizzato nel 2017-2018 un film sulla nostra industria manifatturiera, “Unicità ed eccellenza. Un viaggio nel cuore dell’industria italiana”, con il regista tedesco Alexander Kockerbeck, economista ed ex analista di Moody’s, la Fondazione Edison ha appena ultimato con lo stesso regista un film sull’economia e la cultura del vino in Italia, intitolato “Artedivino”, che Huffpost presenta oggi in anteprima.

Con Kockerbeck ho personalmente steso la sceneggiatura di questo film, in collaborazione con Federvini. Avremmo dovuto presentare il film a Vinitaly ma il coronavirus ha sconvolto tutta la vita economica del nostro Paese e ha fatto rinviare nel tempo tanti importanti appuntamenti economici, fieristici e di promozione del made in Italy. Ma questo documento filmato testimonia che in Italia esistono straordinari settori di eccellenza – quello del vino è uno, ma ve ne sono moltissimi altri – che non si lasceranno fermare dal coronavirus. Ed è da essi che possiamo ripartire, per cercare di attutire l’impatto della recessione e rilanciare la ripresa.

Dalle immagini di questo film si può vedere quanta inventiva e passione abbiano i nostri imprenditori. Quanto amore essi mettano nel loro lavoro. Siamo partiti dalla Sicilia, dal teatro di Taormina per poi visitare i vigneti dell’Etna, quindi la coltivazione e la produzione del Grillo sull’isola Mozia, le cantine Pellegrino e Florio a Marsala; poi siamo stati a Menfi nelle tenute Planeta e infine nello straordinario scenario della tenuta di Regaleali di Tasca d’Almerita. Ci mancano ancora, della Sicilia, le riprese sul passito di Pantelleria di Donnafugata, temporaneamente bloccate dall’esplosione del Covid-19, ma che saranno inserite nella versione finale del film. Quindi nel suo viaggio in Italia il regista tedesco Kockerbeck ha risalito progressivamente lo stivale, fermandosi in Campania da Mastroberardino, ospite di Piero, intervistando poi Albiera Antinori in Toscana che ci ha raccontato mirabilmente la magia unica del Chianti, di Bolgheri, di Montalcino.

Ma perché il titolo “Artedivino”? Non solo perché la produzione del vino in Italia è una vera e propria arte ma perché l’arte stessa è un veicolo della cultura del vino, come spiega Maurizio Zanella di Ca’ del Bosco. Che aggiunge: “il Franciacorta non è uno sparkling wine, è Franciacorta e basta!”. Il presidente di Federvini Sandro Boscaini, titolare della Masi, uno dei grandi nomi dei vini veneti, interviene ripetutamente come guida nel film introducendo i punti chiave del vino italiano: il suo patrimonio produttivo e qualitativo; il suo legame con il cibo italiano (dalla carne battuta al coltello dell’albese e all’uovo al tartufo ai funghi dell’Etna, al prosciutto di San Daniele) e con il turismo; la passione degli imprenditori; la sfida continua della qualità e dell’internazionalizzazione.

Nelle Langhe, in Piemonte, piccoli produttori appassionati come Osvaldo e Claudio Viberti e nomi affermati come Roberta Ceretto e i fratelli Giuseppe e Raffaella Bologna di Braida ci hanno illustrato il successo del Barolo, il “re dei vini”, e della Barbera, la sua “regina”. In Veneto, Rosanna Carpené, e in Friuli-Venezia Giulia, Marco, Roberto e Ilaria Felluga hanno testimoniato la continuità e l’attaccamento generazionale come base del successo dei più grandi nomi del vino italiano. Manlio Collavini, sempre in Friuli, ci ha dimostrato come si può produrre uno Champagne dalla Ribolla, mentre Matteo Lunelli ci ha raccontato la storia e la poesia degli spumanti Ferrari e della DOC trentina. Poi siamo stati al sacrario del Monte Grappa e quindi a Bassano del Grappa, dove Antonio Guarda Nardini ci ha spiegato che ogni nazione, dal Messico alla Russia, ha il suo distillato di bandiera: il nostro è la grappa e ciò ci è stato finalmente riconosciuto a livello europeo. Infine, Agazio Riitano, ci ha spiegato nel suo ristorante con parole semplici e chiare che a Francoforte ci sono 4 cose importanti: la BCE, la Deutsche Bank, la Fiera e i ristoratori calabresi. E che i ristoratori italiani nel mondo sono ambasciatori non solo del cibo ma anche del vino italiano.

Vedendo questo film capirete perché l’Italia può battere il coronavirus e ripartire. Perché siamo un popolo straordinario e abbiamo risorse straordinarie.

huffingtonpost.it