Mondadori torna al dividendo dopo 8 anni e rilancia sui prossimi esercizi con una strategia di crescita mista di continua attenzione ai costi, sinergie ed efficienze, la conferma di possibili acquisizioni e la riduzione della partecipazione negli ultimi business non profittevoli, come la quota detenuta nel Giornale intorno al 37%. In particolare ieri a Milano, presentando i risultati del 2019, il gruppo editoriale presieduto da Marina Berlusconi e guidato dall’a.d. Ernesto Mauri è entrato nel dettaglio della nuova fase aziendale confermando possibili acquisizioni nel mondo dei libri professionali e di formazione, nella fascia universitaria e post-universitaria (presidiando ora dalla scuola primaria fino alle superiori), dopo che i libri sono ormai non solo il business principale dell’editrice ma rappresentano anche una divisione già a regime. Mentre per l’ex attività di riferimento, i periodici italiani, si lavorerà ancora sul contenimento dei costi, sinergie ed eventuali esternalizzazioni più che su ulteriori cessioni (concluse quelle di Panorama e altri 5 magazine). Deve invece ancora volgere in terreno positivo la divisione retail delle librerie, puntando sul nuovo management, una differente gestione del magazzino e la razionalizzazione dell’offerta al pubblico senza prodotti dell’elettronica di consumo.
Insomma, «siamo una Mondadori più piccola rispetto al passato ma ora più sana e redditizia», ha sintetizzato Mauri spiegando come è arrivato all’utile netto delle attività in continuità nello scorso esercizio pari a 33,1 milioni (+62%), a fronte di un fatturato complessivo da 884,9 milioni (-0,7%, pari a circa 1,3 mld nel 2013) e un ebitda adjusted ante principi contabili Ifrs 16 per 94,5 milioni a +4,9%. La posizione finanziaria netta ante Ifrs 16 passa a -55,4 milioni di euro dai -147,2 milioni di fine 2018, «per effetto della cessione di Mondadori France, pari a 62,8 milioni, nonché per la significativa generazione di cassa ordinaria di 48,5 milioni», hanno ricordato da Segrate. Ci sono state poi, tra le altre operazioni straordinarie, l’acquisizione di Rcs Libri e dei siti Banzai e la ristrutturazione delle attività italiane, cercando di bilanciare per esempio, sempre secondo Mauri, le acquisizioni con le dismissioni o gli oneri di ristrutturazione in parte col recupero dei crediti d’imposta.
Complessivamente, le variazioni del perimetro ha riguardato un aumento di 204 milioni di ricavi (tramite acquisizioni) e cessioni per 439 milioni, a cui va aggiunta però la contrazione del business periodici per arrivare sulle soglie del fatturato odierno.
Adesso, il punto di ripartenza è un settore dei libri che vale 478,4 milioni di ricavi (+6%), genera un ebitda ante Ifrs 16 in crescita a quota 93,2 milioni, mentre i periodici (con un focus sempre maggiore sul digitale) muovono un giro d’affari per 256,6 milioni (-10,6% e -5,4% a perimetro omogeneo) con ricavi da vendita a -12,8% e una raccolta totale a -4,8% (ma col digital a +12,5%) e infine arrivano a un ebitda ante Ifrs 16 sostanzialmente stabile poco sopra gli 11 milioni. Il network retail corrisponde poi a ricavi per 186,9 milioni (-2,6), a un ebitda ante Ifrs 16 negativo per 2,9 milioni dai precedenti +1,4 milioni e dal primo trimestre 2020 la divisione è partita col nuovo programma di rilancio.
Ma l’attuale crisi da Covid-19 metterà in dubbio i risultati raggiunti? Non è convinto l’a.d. per cui «l’attuale emergenza non mina la solidità di un’azienda. È vero che ci sarà un effetto sulle vendite dei periodici e della raccolta pubblicitaria e lo si vedrà adesso, a marzo, ma le inserzioni pesano per Mondadori solo tra il 7% e l’8% dell’intero fatturato, campagne digitali comprese.
L’effetto non sarà devastante per noi». Anche perché il riposizionamento dell’editrice di Segrate sui libri (con un ecommerce in queste settimane a +6% per il mercato trade e a +50% per Mondadori) mette al riparo dalle turbolenze del settore pubblicitario. «L’89% del nostro ebitda proviene dai libri», ha precisato il manager. «Più nel dettaglio ancora, il 60% del margine dei libri è garantito dai titoli scolastici».
Per il futuro, infine, Mauri prevede «la continuazione della politica di distribuzione del dividendo, coi 6 centesimi per azione e un importo complessivo sui 15,6 milioni di euro, come base di partenza». Ieri il titolo ha chiuso la giornata di ieri in Borsa stabile sugli 1,12 euro.
Marco A. Capisani, ItaliaOggi