SOVERATO ACCOGLIE FLORIS E FESTEGGIA IL SUO THRILLER
(di Cesare Lanza per il Quotidiano del Sud) Soverato (Catanzaro) spalanca le braccia al conduttore di “Di martedi” Giovanni Floris. Al Teatro comunale, con successo, è stato presentato ‘L’invisibile’ di Floris (Rizzoli). Fabrizio Roncone ha scritto sul Corriere della Sera: «Intanto, prendetevi un appunto: l’ultimo libro è un saggio prezioso e necessario, travestito da romanzo avvincente. Meglio: è un thriller con dentro massicce dosi di attualità, che prima toglie il fiato, come deve accadere in ogni thriller di rango, e poi induce a una serie di riflessioni,tutte non scontate e inevitabilmente scomode, sulle dinamiche con cui, purtroppo sempre più spesso, molti giungono a formarsi un’idea su ciò che accade in questo Paese (e non solo per le vicende di natura politica). […] Giovanni Floris si conferma una garanzia anche da scrittore. […] Dopo una cinquantina di pagine,sei lì che dici: Giovanni ha avuto davvero una grande idea. Questa: affidandosi a un espediente narrativo, riuscire a descrivere,grazie a una scrittura chirurgica, i meccanismi con i quali è possibile rovinare la reputazione di una persona in sette giorni. Per capirci:
quando chiuderete il libro, saprete cos’è, come funziona, cosa c’è dietro, e sotto, e sopra, la cosiddetta “macchina del fango”. […] I protagonisti sono Antonio e Fausto, due cinquantenni molto diversi. Antonio vive in attesa che il mondo gli riconosca il talento di giornalista,ma intanto si sfoga – il verbo “sfogare”capirete poi che non è casuale – gestendo un sito chiamato Notizievere.com. Altri particolari: divide un appartamento con due ragazzi e una ragazza, fa un po’ il piacione con la ragazza,e per campare tira avanti con lavoretti vari, compresa la scrittura di una tesi per un energumeno di CasaPound; tifa per la Roma, adora il rock tra i Settanta e i Novanta – fino ai Nirvana, precisa Flori s–, è antirazzista e antifascista, ce l’ha con laLega e con le destre, ma anche con il Pd e con le sinistre, ed è rimasto deluso dai Cinque stelle. Fausto è invece un imprenditore di grande successo, sposato con una moglie che pensa solo ad andare dal parrucchiere, due figli adolescenti e simpatici, molto benvoluto sia a destra che a sinistra, le voci che circolano lo vorrebbero sindaco di Roma, o premier di un governo tecnico, anche se lui, di politica, non parla mai. Insomma: due vite distanti che potrebbero non incrociarsi mai.
PROTAGONISTI DEL GIALLO SOCIALE SONO DUE PERSONAGGI OPPOSTI
E invece Floris decide di far incontrare Antonio e Fausto da Oreste, un anonimo barbiere del quartiere Nomentano di Roma. Un incontro che sorprende il lettore e spezza le logiche della geometria sociale nella quale vive prigioniero Antonio. Il quale, subito, con istinto perverso, si chiede: perché un uomo ricco e di potere come Fausto Maria Borghese frequenta un posto così banale? E perché, poco dopo, Oreste è sparito nel nulla? La miccia è accesa. Pur di stanare Fausto, Antonio non esita a costruirgli addosso una verità inesistente, pelosa, feroce; utilizza il suo sito per diffondere, giorno dopo giorno, una narrazione fasulla ma utile, anzi inevitabile per arrivare a dimostrare che Fausto è davvero la persona che lui “immagina” e “vuole” che sia. Addirittura, mette in rete un fotomontaggio: c’è Fausto che esce da un locale hard. Gli è anche venuto male, come fotomontaggio, lo capirebbe chiunque che è una foto falsa, e invece – scrive Floris – “ovunque comparisse, in qualsiasi contesto, quella foto ormai era solo un pretesto. Nei commenti sotto l’articolo del caso,chiunque la prendeva come spunto per dire ciò che pensava di Fausto Maria Borghese”. Perché – ecco il punto tragico di quando si mette in moto la “macchina del fango»” – “non c’era più alcun legame tra l’immagine,la notizia e il commento”. Il commento è sempre preconcetto: per chi vuole che l’immagine sia vera, è vera; per chi vuole che sia falsa, è falsa. “Quelli raziocinanti, che avrebbero potuto analizzare la plausibilità, non erano interessati, o non erano nemmeno in rete». La frase chiave – tragica e attualissima – del libro è: “La verità non la fa chi parla. La fa chi ascolta”. La frase cult, invece, è: “Tantissimi amici è un ossimoro”»
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO CON UNA SPLENDIDA MARIANGELA
Mariangela D’Abbraccio è nata a Napoli il 27 maggio 1962. Al Teatro comunale di Teramo è protagonista di “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams: regia di Pier Luigi Pizzi, lei ne è interprete con Daniele Pecci. Il Messaggero ha scritto: «Un classico senza tempo e senza… Blanche, nella splendida interpretazione di Mariangela D’Abbraccio, è alcolizzata, vedova di un marito omosessuale, e cercherà, fallendo, di ricostruire un rapporto salvifico con Mitch, amico di Stanley, uomo rozzo e volgare e marito della sorella di Blanche, impersonato da Daniele Pecci nel ruolo che fu, tra gli altri, di Marlon Brando».