La transizione energetica richiede tempo, risposte efficaci e non sempre semplici. Si tratta di un processo complesso che prevede un mix di strumenti, molteplici tecnologie e fonti di energia, che consentono di ridurre o azzerare le emissioni di gas serra. Assomineraria e Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) hanno organizzato un incontro per approfondire la conoscenza dei contenuti della discussione in atto, insieme ad accademici ed esperti. Al centro del dibattito gli aspetti tecnologici, economici e sociali di questo processo diretto verso un futuro low carbon. I protagonisti del mondo dell’energia, politici, produttori e consumatori di tutto il mondo, sono chiamati a essere parte attiva nel processo di transizione verso un paradigma energetico sostenibile, utilizzando le diverse leve a disposizione.
Nei saluti iniziali il presidente di Assomineraria Luigi Ciarrocchi ha premesso che “la lotta al cambiamento climatico, e l’accesso alle risorse energetiche in maniera efficiente e sostenibile da parte di tutti, rappresentano obiettivi imminenti e connessi tra loro. In particolare la riduzione delle emissioni di gas serra, specialmente della CO2, richiede azioni urgenti al fine di limitare il riscaldamento globale”. Per Ciarrocchi, “la ricerca è il motore del cambiamento che permetterà di colmare i gap delle rinnovabili e delle fonti fossili”, senza dimenticare che “la sostenibilità deve essere ambientale ma anche e economica e sociale, per soddisfare i bisogni attuali e migliorare il modo delle future generazioni”. Giulio Sapelli, membro del consiglio di amministrazione di FEEM, nella sua introduzione ha sottolineato che “la transizione energetica sia strettamente unita all’inveramento della cosiddetta economia circolare, un cambiamento dei livelli di produzione che rispettino sì le leggi della termodinamica, ma che conducano a un elevamento del rendimento energetico sarà necessario per assicurare il soddisfacimento di una sempre più pressante domanda di energia che promanano dal superamento di differenze secolari dei popoli del mondo”. Per Alberto Clò, direttore di ‘Rivista Energia’, nel suo intervento ha sottolineato che “la transizione energetica è un percorso complesso, lungo, costoso e che difficilmente potrà compiersi in tempi compatibili con gli obiettivi delle ultime Conferenze sul Clima. La transizione verso nuove forme di energia non solleva il mondo dalla responsabilità di garantire in futuro una copertura del fabbisogno energetico per noi, ma soprattutto per i Paesi in via di sviluppo. E’ necessario che le politiche climatiche mondiali siano attentamente calibrate e che la transizione energetica sia governata”. A livello internazionale il caso della Norvegia e del suo fondo sovrano hanno dimostrato come i benefici dell’utilizzo delle risorse naturali rappresentano una leva di sviluppo sostenibile nel lungo periodo. Le analisi del ministero dello Sviluppo (Mise) e dell’Enea evidenziano la necessità di uno spettro di soluzioni tecnologiche innovative sempre più ampie, e un grande impegno da parte di tutti, a partire dalle imprese, dal governo fino ad arrivare ai cittadini. L’ingegnere Antonio Martini del Mise ha presentato i bandi relativi all’’Industria sostenibile’ con una dotazione di 329 milioni di euro, di cui gran parte riservati a progetti di Ricerca e sviluppo nell’ambito dell’economia circolare. Nel corso dell’incontro milanese è stato presentato anche lo studio ‘Opportunità per la Basilicata’ sviluppato dai centri di ricerca internazionali presenti sul territorio e sostenuto da Eni. Un esempio virtuoso che affianca la produzione di olio e gas con programmi mirati alla diversificazione economica, alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare. Questo appuntamento è stato, infine, un’occasione di confronto per mettere insieme le motivazioni e le modalità dell’agire delle imprese coinvolte in questo percorso sfidante dal punto di vista tecnologico, economico e sociale.