Le colpe della lega padana e della sinistra padronale
(di Roberto Napoletano per il Quotidiano del Sud) Sono rimasto impressionato dal numero di chilometri che è riuscito a fare nel suo tour elettorale in Umbria Matteo Salvini. Seguendo Piazzapulita su La7 mi sono imbattuto in venti tappe,961 chilometri, selfie e strette di mano a getto continuo. Ci sono gli animali, i cani tutti chiamati per nome, il gatto, paesino dopo paesino, sempre in mezzo alla gente. Bar, piazze, la torta fatta in casa per lui, il regalo di porcellana, la bottiglia d’olio, il vino rosso, le cipolle, donne e uomini, anziani e giovani. Questo racconto non appartiene alla bestia digitale ma al capo politico che parla al suo popolo, anche in terra rossa. Mi viene in mente una frase di qualche settimana fa a Avellino – nel giorno in cui il premier Giuseppe Conte ricorda la figura di Fiorentino Sullo – dell’ex Presidente del Senato, Nicola Mancino. Mentre usciamo dal teatro, gli dico: hanno abolito il Mezzogiorno. E lui subito d’istinto: sono spariti i partiti. Come dire: la questione meridionale è morta insieme con la morte dei partiti. Non ci sono più le case del Popolo del PCI, i circoli della sinistra, le parrocchie militanti e le sezioni scudocrociate della Dc. Dove si dibatteva, si litigava, si giocava a tressette, ma ci si guardava sempre in faccia, si cresceva a pane e politica, si toccava la vita. Salvini e Meloni preservano quella ragione identitaria che appartiene al passato popolare dei partiti e che la sinistra sembra avere smarrito. Hanno ancora i militanti, ci sono il partito e la gente, che va a sentire qualcuno perché vuole sapere che cosa pensa, desidera un contatto umano con il leader. Non essere al governo in questo aiuta, ma il tema richiama l’origine dei partiti moderni. Nel 1886 William Gladstone, leader dei liberali, batte piazza dopo piazza tutta l’Inghilterra, fa i comizi senza microfoni, con gli ombrelli aperti e la pioggia battente. Ai conservatori che arricciano il naso, lui risponde che parla alla gente. Consiglio a Bonaccini, bravo Governatore della Regione Emilia Romagna, di andare meno dalla Gruber e più nelle piazze e nei bar, di stare tra la sua gente. Consiglio a Salvini di fare lo sforzo di usare in Calabria e in Campania un approccio diverso non solo perché la Meloni che ha la storia di un partito della Patria e del Sud inevitabilmente lo scavalcherebbe. Tutti e tre si devono rendere conto che la questione meridionale – non ha nulla a che vedere con i trasformismi, ma molto con gli egoismi miopi della lega padana e della sinistra padronale toscoemiliana – traversa Sud e Nord, pesa come un macigno sulla crescita economica e civile della comunità italiana. I partiti di una volta, con tutti i loro difetti, alla loro gente hanno detto le cose come stavano e si sono affidati a uomini capaci di intercettare e indirizzare il sentimento comune. Oggi di questo abbiamo bisogno. Non di nuovi gattopardismi.